Solitudine e infelicità possono causare malattie e aumento della mortalità?

Data:
9 Novembre 2019

Si è tenuta all’Università di Siena, dal 19 al 21 marzo 2018, la “Conferenza internazionale su salute e felicità”, dove esperti provenienti da tutta Europa si sono  confrontati sulla relazione tra salute e qualità della vita sociale. Un particolare accento è stato posto sul problema della solitudine: “Il rischio di malattie e morte delle persone socialmente isolate è molto più alto di quello delle persone con una ricca vita sociale. Il motivo è che la solitudine rende infelici ed essere infelici fa impennare il rischio di ammalarsi” dice il professor Stefano Bartolini, docente del dipartimento di Economia politica e statistica dell’Università di Siena, che da anni studia i fenomeni economici in relazione alla felicità delle persone, e ha organizzato la conferenza insieme a Francesco Sarracino, del National Statistical Office di Lussemburgo.

“Gli studi sulla felicità – continua Bartolini – hanno mostrato che le persone infelici si ammalano di più, sia di cancro e malattie cardiovascolari, sia di malattie assai meno gravi come influenza, mal di schiena o disturbi digestivi. In pratica il sistema sanitario è il terminale del malessere perché la sofferenza tende a creare problemi di salute. Se l’infelicità aumenta, aumenta anche la spesa sanitaria”.

Durante le tre giornate all’Università di Siena – presso il polo didattico di San Francesco – i relatori hanno approfondito questi aspetti, con interventi metodologici sui parametri che permettono di misurare la felicità, e con approfondimenti sulla felicità e le politiche pubbliche, le condizioni di lavoro, la prevenzione delle malattie e lo stato di salute, i legami familiari e sociali, le condizioni socio politiche e l’impatto delle condizioni economiche e della disuguaglianza, gli aspetti psicologici soggettivi. Il programma completo del convegno è alla pagina web  .

Per approfondire:

Manifesto per la felicità

Come passare dalla società del ben-avere a quella del ben-essere

https://www.donzelli.it/libro/9788860364579

Viviamo in paesi ricchi, ci siamo affrancati dalla povertà di massa e abbiamo accesso ai beni di consumo, all’istruzione, alla sanità, a una vita più lunga e sana. Eppure ognuno di noi avverte nell’aria il serpeggiare di un’insoddisfazione diffusa, di un malessere e un disagio psicologico che si esprimono in una dolente e ostinata litania che passa di bocca in bocca: la mancanza di tempo. Viviamo di corsa in mezzo a individui frettolosi. E a mancare è prima di tutto il tempo delle relazioni con gli altri, sacrificate sull’altare del benessere materiale, che conosce due soli imperativi: lavoro e consumo. Siamo più ricchi di beni e sempre più poveri di relazioni. Ecco perché siamo sempre più infelici. È questo il quadro desolante confermato dagli studi di varie scienze sociali sulla «felicità» nei paesi a più alto grado di sviluppo. Ma davvero per divenire più ricchi economicamente dobbiamo per forza essere poveri di relazioni interpersonali, di benessere, di tempo, di ambiente naturale? Davvero non esiste un’altra strada? Parte da queste basilari domande l’analisi e la proposta di un economista che da anni studia il tema della felicità nelle società avanzate. Perché i paesi ricchi non sono riusciti e non riescono a coniugare sviluppo economico e benessere? Perché i dati evidenziano che la felicità non è migliorata dal secondo dopoguerra, e anzi in certi casi, come negli Stati Uniti, è addirittura peggiorata? Ad attenderci in queste pagine è dunque un viaggio attraverso le cause e le soluzioni dell’insoddisfazione contemporanea. Il cuore del problema è che lo sviluppo economico si è accompagnato a un progressivo impoverimento delle nostre relazioni affettive e sociali. Questo tipo di sviluppo non solo non produce benessere ma crea anche enormi rischi per la stabilità economica, come la crisi attuale dimostra. Essa infatti è il prodotto di un’organizzazione sociale che genera la desertificazione delle relazioni umane. Ecco dunque perché il nostro sistema economico e molti aspetti della nostra esperienza sia individuale che collettiva – la famiglia, il lavoro, i media, la vita urbana, la scuola, la sanità – hanno bisogno di un profondo cambiamento culturale e organizzativo. Governi e amministrazioni locali, partiti e movimenti politici, imprenditori, manager, genitori, docenti, medici e noi tutti abbiamo la possibilità e la necessità di riprogettare il nostro mondo: coniugare prosperità economica e felicità è necessario e possibile. Cambiare la scuola. Cambiare le città. Cambiare lo spazio urbano. Ridurre il traffico. Ridurre la pubblicità. Sono alcune delle proposte concrete che compongono un vero e proprio manifesto per la felicità.

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Una spiegazione della fretta e della infelicità contemporanee

Stefano Bartolini
Dipartimento di Economia Politica
Università di Siena
Bartolinist@unisi.it

clicca per leggere il lavoro   >>>  honours6

Ultimo aggiornamento

10 Novembre 2019, 09:50

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