Guardie mediche: troppi rischi, nessuno vuole più farle.

Data:
14 Aprile 2012


”In alcune realta’ si rischia la vita, in tutta la penisola si lavora senza sicurezza e tutele. In queste condizioni e’ normale che nessuno voglia piu’ fare la guardia medica, non solo a Milano, o nel nord in generale, ma nel resto d’Italia”. A porre l’attenzione sul problema e’ il Sindacato dei Medici Italia-Smi, dopo la pubblicazione di un articolo sulla carenza di guardie mediche a Milano. ”Nessuno si ricorda di noi, siamo vittima di un’amnesia collettiva – lamenta Pina Onotri, responsabile nazionale Smi per la continuita’ assistenziale – eppure i medici di guardia medica tutte le notti e tutti i giorni festivi garantiscono l’ assistenza h24 ai cittadini, pur lavorando in condizioni pessime. Se le ore messe a bando dalla regione Lombardia per Milano o al nord vanno deserte e’ per la scarsa valorizzazione dei professionisti che operano in questo settore”.

Secondo Onotri questo fenomeno ”si estendera’ in tutto il Paese – continua – perche’ l’attenzione nei nostri confronti e’ scarsa sia quando subiamo un’aggressione, sia quando denunciamo lo stato di insicurezza e fatiscenza delle strutture in cui operiamo, ma anche tutte le volte che chiediamo per le guardie mediche le tutele degli altri professionisti del settore e il riconoscimento del lavoro usurante. Nessuna risposta e nessun sostegno neppure da molti sindacati medici. Lo Smi invece ribadisce la necessita’ dell’accesso e del ruolo unico”. Lo Smi lancia un invito alle altre sigle sindacali a firmare un documento comune con questi spunti: ”Ruolo unico, riconoscimento lavoro usurante, parita’ di tutele, integrazione con le altre figure professionali del territorio con la regia del distretto – conclude Onotri – e un impegno maggiore delle Regioni per la formazione di medici di medicina generale. Rimaniamo in attesa di riscontri concreti, sperando che i particolarismi vengano messi da parte”.

Cgil: meglio eliminare il servizio

Di diverso avviso è tuttavia la Fp Cgil Medici che ha inviato il mese scorso al ministero della Salute la sintesi della proposta per il medico delle cure primarie, che prevede anche l’abolizione delle guardie mediche. Per il sindacato occorre ”un cambiamento sia delle strutture territoriali sia del ruolo e della funzione di tutti i medici convenzionati che operano nel territorio. Il medico deve essere integrato nelle attivita’ sanitarie di un determinato territorio con disponibilita’ a lavorare anche in strutture aperte 24 ore su 24, in particolare per una risposta ai codici bianchi e verdi. Il massimale va ridotto a mille assistiti per medico (gia’ circa 15mila medici stanno sotto questa soglia) per consentire anche le altre attivita’ territoriale non legate al rapporto fiduciario. Va abolita la guardia medica valorizzando questi 13mila professionisti come medici di medicina generale, senza piu’ distinzione tra continuita’ assistenziale e assistenza primaria”. ”E’ una proposta – ha dichiarato Massimo Cozza, Segretario Nazionale Fp-Cgil Medici – che da’ prospettive a tutti i medici convenzionati, migliora l’organizzazione e i servizi del territorio con centri polivalenti e rende compatibile un’assistenza di qualita’ con le ridotte risorse.

E’ inoltre una proposta che avvicina l’assistenza ai cittadini e aiuta a decongestionare i pronto soccorso, garantendo effettivamente un’assistenza 24 ore su 24 e 7 giorni su 7”. Tutto cio’ si puo’ fare, gli ha fatto eco Nicola Preiti, coordinatore nazionale Fp-Cgil Medici Medicina Convenzionata, ”ma si puo’ anche solo far finta, perdendo forse l’ultima occasione. Esiste un solo ostacolo a una vera riforma delle cure primarie: le rendite di posizione di una parte minoritaria della categoria, legata a una vecchia concezione della medicina territoriale. Il Ministro Balduzzi e le Regioni vogliono e possono intaccare i privilegi per fare la riforma delle cure primarie? Lo sapremo presto”.

Il problema-Milano

Il problema guardie mediche è scoppiato a Milano, come abbiamo accennato. Il servizio nel capoluogo lombardo arranca a causa del numero limitato degli specialisti: l’ultima graduatoria stilata a novembre ha visto andare deserte le 1.356 ore messe a bando dalla Regione (in tutta la Lombardia erano oltre 24mila). Ore che sono rimaste scoperte, visto che non sono state prese in carico da nessuno: i dottori in graduatoria hanno preferito rinunciare. Un problema, se si considera che ad aprile sarà pubblicato il nuovo bando per le “zone carenti” (in cui viene definito il fabbisogno regionale di pediatri, medici di famiglia e di continuità assistenziale) che alle ore rimaste vacanti ne sommerà altre. Tanto che per i sindacati si potrebbe arrivare anche a 5mila ore da coprire: un’enormità. Una situazione che si è aggravata nell’ultimo biennio, complice il costo della vita milanese (che porta un medico appena entrato in graduatoria a scegliere l’hinterland e non la città) e le retribuzioni orarie che si attestano, in base agli accordi collettivi nazionali, sotto i 20 euro lordi. A Milano il servizio è gestito da una centrale operativa i cui operatori smistano le chiamate ai medici di turno, che fanno consulenze telefoniche o visite a domicilio. Numeri alla mano si parla almeno di un milione e trecentomila pazienti ‘potenziali’: ogni medico di continuità assistenziale dovrebbe avere 5mila pazienti in carico, quindi ne servirebbero circa 300 per coprire i fabbisogni del territorio milanese.

Ultimo aggiornamento

14 Aprile 2012, 05:20

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