Gli anni della medicina eroica

Data:
12 Marzo 2010

Gli anni della medicina eroica

La signora Rosita Annunziata
mostra la foto di suo marito
Giuliano Russo

Sono trascorsi 17 anni dalla scomparsa del dottor Giuliano Russo ma la sua memoria rimane viva tra i suoi ex pazienti e di quanti lo hanno conosciuto e stimato. A ricordarlo la vedova, signora Rosita Annunziata, tra le mani stringeva una vecchia foto del marito, che abbiamo incontrato sabato 27 febbraio, insieme al figlio dottor Giancarmine, in via de Lauri 83, nello stesso luogo dove c’era la vecchia casa, ora c’è un edificio chiamato “Le Terrazze”, dove ancora sfoggia una bella palma, piantata proprio dal dottor Giuliano Russo. Deceduto il 6 marzo 1993, al Forlanini a Roma, all’età di 84 anni, il dottor Russo ha rappresentato un punto di riferimento per tutta la cittadinanza nell’immediato dopoguerra. Il suo grande amore nei confronti di Aprilia è testimoniato dalla scelta di celebrare i funerali presso la chiesa di San Michele Arcangelo, quel giorno gremita di autorità, medici, familiari, parenti e amici, e di rinunciare alla più degna sepoltura nella monumentale tomba di famiglia nel cimitero del Verano, a Roma, per riposare nel cimitero comunale. Il dottor Giuliano Russo era nato l’ 8 settembre 1908 a SS. Cosma e Damiano, nell’estremo sud della provincia di Latina. Ha studiato a Napoli, dove si è laureato in medicina per poi specializzarsi in chirurgia generale. Scoppiato il secondo conflitto mondiale, a cui partecipò con il grado di capitano medico, venne catturato dagli Inglesi e scontò 5 anni di prigionia per non collaborazionismo. Rimpatriato nel 1946 fu nominato dall’allora prefetto di Latina Medico Condotto, ovvero medico della città, ad Aprilia, aggiudicandosi per primo la nomina, dopo la guerra. Divenne poi il primo Ufficiale Sanitario, medico fiduciario della Polizia di Stato, delle Ferrovie dello Stato e dell’Ina. Il 30 settembre 1989 l’Ordine Provinciale dei Medici- Chirurghi di Latina gli conferì la Medaglia d’Oro per i 50 anni di professione medica svolta con grande capacità e umanità. Figlio di medico (il padre Enrico, Direttore Sanitario delle Terme di Suio, è stato il primo medico della provincia di Latina), il dottor Russo, prima di ritirarsi in pensione nel luglio del 1989, ha visto continuare la sua attività medica dal figlio, il dottor Giancarmine, specialista in medicina interna oltre che medico- chirurgo. Il dottor Russo ha poi il coltivato la passione per la politica: è stato consigliere comunale e assessore alla sanità nella giunta capeggiata dal sindaco Franco Calissoni (1964), oltre che segretario sezionale della DC. A raccontarci le tappe fondamentali della sua vita è stata proprio la moglie, la sua compagna di vita, nonché una tra le prime donne a rivestire la carica di consigliere comunale ad Aprilia (1975). “Giuliano è giunto ad Aprilia nel 1947, dopo che Massimina Tosin, segnalando al prefetto la mancanza di un medico in città, così che sostituisse il dottor Ernesto Poma, allontanatosi da Aprilia a seguito dello scoppio della guerra. Il caso volle che proprio il giorno dopo, Giuliano, insieme al padre Enrico, si recasse al prefetto per trovare una collocazione: fu in quella circostanza che lo informarono della delegazione di donne che richiedevano la sua presenza ad Aprilia”. Da allora cominciò la sua ricca e intensa attività ad Aprilia, operando in una stanza presso la vecchia sede municipale, e, solo l’anno successivo, convolò a nozze. “Quando ci sposammo, nel 1948 – ci ha raccontato la signora Rosita- ero una studentessa, presso l’Istituto Orientale di Napoli. Vivevo però a Roma, e scendevo nel capoluogo campano solo per dare gli esami”. I due si conoscevano, però, già da tempo, per i rapporti di amicizia che intercorrevano tre le due famiglie. “Quando Giuliano venne rimpatriato, dopo il periodo di prigionia, chiedendo della sorte dei suoi conoscenti, fece anche il mio nome. Mi chiamava “bambina”, dati i 16 anni di differenza tra di noi. A rispondergli fu mia cognata, la quale disse lui che ero ormai diventata una bella ragazza”. La signora Rosita, figlia di insegnante e diplomata presso l’istituto magistrale, allora si guadagnava da vivere impartendo ripetizioni o con supplenze. Fu proprio così che avvenne il primo incontro ravvicinato tra i futuri sposi. “Il destino ha voluto che, dando lezioni ad un bambino con la parotite, contrassi la malattia”. Da Roma, dopo il matrimonio, anche la signora si trasferì ad Aprilia. “In questo comune, allora, non c’era niente e nessuno”, ha commentato la vedova Russo. “Ma con Giuliano -ha continuato- sarei andata anche in un deserto!”. “Nel ‘53 -ha spiegato poi il figlio- papà ha comprato un lotto a poche centinaia di metri da piazza Roma allora aperta campagna, dove ha poi impiantato il poliambulatorio, che chiamavano “La Clinica”, meravigliosa la vetrata della scala, con l’infermiere Renato Biolcati, divenendo il punto di riferimento medico per tutta la città. Quell’ edificio venne poi convertito in parte in abitazione: il piano terra da domicilio, il primo piano fungeva da dimora”. Per trent’anni, dagli anni cinquanta a settanta, il poliambulatorio, ha funzionato, dunque, da sede della medicina generale, specialistica e da mutua. “Papà, nella sua persona – ha commentato il figlio- impersonava tutto lo staff medico. Faceva il dentista, il chirurgo, i parti”. La “medicina eroica” del dottor Russo, terminò nei primi anni 60, quando arrivò il dottor Sirri, che creò la “Clinica” in via dei Garofani e che lo affiancò nell’attività. Nel 79, poi, è stato istituito il Servizio Sanitario Nazionale, partito nel Lazio il 30 aprile. Il dottore è dunque diventato medico di famiglia convenzionato, fino all’86. Nell’88, con la pensione della moglie, si trasferirono a Roma per consentire all’ultimo dei loro figli (in tutto sono tre), di intraprendere studi universitari. Nell’86, nel frattempo, il figlio, Giancarmine, laureatosi nell’81, tornò ad Aprilia, e prese le redini dello studio del padre. “Prima che papà prendesse la residenza a Roma, i mutuati – ha continuato il figlio- arrivavano fino a 7 mila, mentre la legge, con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, ne consentiva solo 1500 a medico. Dunque dovette associarsi con altri 3 medici, oltre me, per rientrare nel massimale: Del Castillo, Scibinetti e De Santis”. Il Dottor Russo trascorse poi gli ultimi cinque anni della sua vita a Roma a Colle Oppio, con vista sul colosseo, dove la moglie aveva ereditato una splendida casa. “Voglio stare insieme alla gente che mi vuole bene – diceva il dottor Russo – proprio per questo voglio essere seppellito ad Aprilia”. E infatti, la sua salma si trova nel cimitero della nostra città. La famiglia Russo ci tiene a sottolineare l’apprezzamento per il ricordo che i mutuati continuano a dimostrare per il loro congiunto, nonostante siano passati 17 anni dalla sua morte. “Desidero che sul Pontino – ha concluso la signora – vi sia questo ringraziamento tanto commosso. La gente lo ricorda, ricorda la sua professionalità, il suo modo di fare e di parlare. Quando esco incontro sempre persone che, avendolo conosciuto, ancora mi ringraziano per tutto quello che ha fatto e questo mi riempie di gioia.

Autore:Alessandra Flamini

Nota di Giancarmine Russo:

“Mi fa piacere ricordare anche che mio padre Giuliano fu, nel 1974, tra i fondatori della FIMM Latina insieme a Piero Eugenio Squarcia, Marcello De Cesare di Terracina, Cesare Stemberger e qualche altro collega di Latina di cui non ricordo il nome”

Ultimo aggiornamento

25 Dicembre 2017, 08:52

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