Accesso a Medicina, Lenzi: meno iscritti vuol dire meno medici disoccupati (da DoctorNews33 del 4 luglio 2015)

Data:
4 Luglio 2015

«Premesso che il numero degli accessi al corso di laurea in Medicina sta per essere ritoccato, e quindi bisognerà vedere su che cifra si andrà a finire, dobbiamo comunque fare una riflessione sulla quantità di turnover necessario per mantenere lo standard dei medici adeguato alla media Ocse, che è di circa 7.000 medici all’anno». Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale, nonché presidente della V sezione del Css, si inserisce nel dibattito che vede al centro il numero, frutto di una mediazione in Conferenza Stato-Regioni, degli accessi alla facoltà di Medicina. Numero che si è abbassato del 9,3%, passando da più di 10.000 dell’anno scorso ai 9.146 di quest’anno, creando un vespaio di polemiche. «Considerando che – aggiunge Lenzi a DoctorNews33 – noi laureiamo circa l’85% di quelli immatricolati sei anni prima, vuol dire che si arriva ad un tetto di circa 8mila/8500 medici ogni anno. Ma siccome è molto difficile prevedere quali saranno i bisogni della medicina fra dieci anni, senza conoscere quale sarà la tecnologia, le situazioni sociali, economiche e sanitarie, dobbiamo cercare di trovare una giusta compensazione al netto di un futuro che non conosciamo». La preoccupazione maggiore, di chi sta dalla parte della barricata che sostiene la rigidità dei accessi, è quella di non produrre un esercito di medici disoccupati che andrebbe ad aggiungersi a quelli che già non sanno dove collocarsi. «E’ evidente – precisa ancora Andrea Lenzi – che uno Stato ragionevole che non voglia produrre medici disoccupati deve fare i conti con il numero programmato e andare verso una riduzione. La numerosità giusta è difficile da stabilire, ma la cosa certa è che non possiamo fare passi indietro a quando si avevano nel nostro paese 6-7 medici per mille abitanti e la media Ocse era invece di 4 per mille abitanti». E una soluzione per uscire da questo imbuto, sembra essere lo scenario europeo. «Si è creato un tavolo tecnico europeo per capire quanti medici servono in Europa – conclude Lenzi – visto che parliamo di mercato aperto. Ma i nostri medici non possono essere formati qui e spediti altrove, perché quella formazione ha dei costi considerevoli che gravano solo sulle nostre tasche». Restano, insomma, alti i toni della querelle che vede schierati studenti e giovani medici da un lato e Ordine dall’altro. E’ stata proprio la Fnomceo, lo scorso 20 giugno, a chiedere di abbattere a 6500/7000 il numero degli accessi a Medicina, fabbisogno adeguato a soddisfare il turnover dei medici, senza creare sacche di disoccupazione e sottoccupazione. E ciò in attesa di una revisione dei criteri di programmazione dei professionisti da formare sulla base delle esigenze di salute della popolazione.

Rossella Gemma

Ultimo aggiornamento

4 Luglio 2015, 07:31

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