Troppe mastectomie, ‘colpa’ di risonanza magnetica

Data:
31 Maggio 2008

 
 
(AGI) – Chicago – Esami diagnostici troppo approfonditi a volte possono avere effetti negativi, finendo per suggerire al chirurgo un intervento piu’ radicale (e talvolta eccessivo) rispetto alla decisione che avrebbe preso con esami piu’ generici. E’ la paradossale conclusione a cui e’ giunto uno studio della Mayo Clinic di Rochester (Minnesota), presentato al congresso mondiale di oncologia ‘Asco’ a Chicago. Sempre piu’ donne, ha rilevato lo studio, curano il tumore alla mammella con l’intervento piu’ radicale, cioe’ con l’asportazione della mammella stessa: il 13 per cento in piu’ in tre anni nella sola clinica americana, con la mastectomia che rappresenta ormai il 43 per cento di tutti gli interventi contro il cancro al seno contro il 30 per cento del 2003. Un sacrificio spesso inutile, dovuto a un uso eccessivo della risonanza magnetica, che individua piu’ frequentemente della semplice mammografia grumi di cellule solo ‘potenzialmente’ cancerose. I dati parlano chiaro: se la percentuale di donne con tumore al seno che ha fatto ricorso a mastectomia e’ salita dal 30 al 43 per cento in tre anni, nello stesso periodo il numero di donne che hanno fatto la risonanza magnetica al posto della mammografia e’ raddoppiato, passando dall’11 al 22 per cento.Un fenomeno globale, considerando che anche in Italia le mastectomie sono in aumento, senza apparenti motivazioni di incidenza della malattia: "Questo dato ci serva da monito – avverte l’oncologo Pierfranco Conte, direttore del dipartimento di Oncologia ed ematologia del Policlinico di Modena – su come anche le procedure diagnostiche andrebbero utlizzate solo con evenienze scientifiche. Questo non e’ il primo esempio di indagine sofisticata che porta a conseguenze negative, portando noi medici a prendere decisioni diverse da quelle che avremmo preso solo perche’ viene indicata una lesione ‘sospetta’ che poi spesso e’ solo un’entita’ biologica che non si sarebbe sviluppata in un tumore. Penso ai casi della Pet o la Psa per la prostata". ‘Sapere’ troppo, insomma, a volte non aiuta ne’ medico ne’ paziente, anzi: "La massima sensibilita’ non e’ un vantaggio se si traduce in un intervento che non ha spiegazioni scientifiche, considerando che la chirurgia conservativa per il tumore al seno e’ ormai sicura quanto quella radicale per la maggior parte dei casi, con il vantaggio che non si deve asportare il seno. Se non ci sono indicazioni particolari – conclude Conte – come nel caso di donne molto giovani con possibile ereditarieta’ della patologia, una diagnosi troppo approfondita come la risonanza magnetica puo’ tradursi in uno svantaggio per la paziente". (AGI)

Ultimo aggiornamento

31 Maggio 2008, 08:16

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