Riflessioni – Come cambia il rumore del silenzio (da IlSole24ore.com del 14 luglio 2019)

Data:
14 Luglio 2019

Come è stato percepito, negli anni, anzi, nei secoli, il silenzio?

Una “storia” del silenzio può essere ricostruita e approfondita basandosi su libri, film, opere d’arte, per capire come scrittori e artisti hanno raccontato, negli anni, qualcosa che non è semplicemente riconducibile all’assenza di suoni, ma va piuttosto ricondotta nell’alveo di una sospensione davanti all’assoluto, di un luogo intimo dal quale, alla fine, germoglia la parola.

Ci accompagna, in questo excursus, la mano esperta di Luigi Sampietro, che non si è basato solo sull’ultimo, importante lavoro dedicato all’argomento: Histoire du silence, de la Renaissance à nos jours, di Alain Corbin, ma ha cercato in lungo e in largo, tra letteratura, cinema e arte, il modo in cui la percezione del silenzio è cambiata attraverso le epoche. Ecco alcune delle sue riflessioni, tratte dalla copertina della Domenica.


Anni fa, un filosofo-poeta o poeta-filosofo svizzero, Max Picard, si prese la briga di indagare l’arcano in un libro, Il mondo del silenzio (Comunità, 1951), di recente ritradotto (2007) da Jean-Luc Egger: «La parola è nata dal silenzio: dalla pienezza del silenzio.

E questa pienezza sarebbe esplosa se non avesse potuto confluire nella parola perché la parola che nasce dal silenzio è come investita di una missione: è legittimata dal silenzio che l’ha preceduta».

Se il timbro non è vibrante, il tono è quasi sacrale, e quella di Picard è una voce che ha l’ambizione di imporsi sul piano dell’eternità.

Dove il tempo – passato, presente e futuro – implode nella rivelazione profetica, e solitudine e silenzio sono un tutt’uno.

Il mondo del silenzio si colloca infatti accanto ai libri di altri solitari del passato. Da Aurelio Agostino a Petrarca e da Leopardi a Machado, passando per il Timone d’Atene di Shakespeare e il Robinson Crusoe di Defoe, fino a quella singolare figura di eremita laico che è stato il rumeno Constantin Noica, appartatosi in un paesino sui Carpazi durante la dittatura di Ceauşescu «non per fuggire il mondo ma per conquistarlo da lontano».
Come la solitudine, il silenzio può essere doloroso; e tuttavia sono proprio i sovrumani silenzi e la profondissima quiete di cui parla Leopardi nell’Infinito a darci il senso dell’ineffabile; ovvero di quel momento di sospensione in cui «le cose | s’abbandonano e sembrano vicine | a tradire il loro ultimo segreto» (e qui è Montale che parla di rincalzo) e «ci si aspetta | di scoprire uno sbaglio di Natura, | il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, | il filo da disbrogliare che finalmente ci metta | nel mezzo di una verità».

Ultimo aggiornamento

14 Luglio 2019, 13:52

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