Ricercatori di Latina scoprono la proteina del diabete giovanile

Data:
15 Luglio 2014

www.latina24ore.it Una proteina a due facce all’origine del diabete autoimmune di tipo 1. Questa forma che si manifesta prevalentemente nell’infanzia e nell’adolescenza, sembra essere legata al «voltafaccia» di GAD65, una proteina altamente flessibile.

La scoperta è il frutto di una collaborazione internazionale tra un gruppo di ricercatori australiani guidati da Ashley Buckle (Monash University, attualmente professore visitatore della Sapienza), il gruppo di ricerca di Daniela De Biase (Istituto Pasteur e Dip. di Scienze e Biotecnologie Medico-Chirurgiche Sapienza Università di Roma, Latina, leggi il curriculum) e Alessandro Paiardini (Dipartimento di Scienze Biochimiche della Sapienza).

Pubblicata su ‘Pnas’, la ricerca apporta un contributo essenziale per progettare vaccini terapeutici efficaci contro la malattia. Il diabete di tipo 1 è causato da auto-anticorpi che inducono il sistema immunitario ad aggredire e distruggere le cellule del pancreas produttrici di insulina. GAD65 è uno dei maggiori «autoantigeni» che scatenano la patologia e, negli anni passati, è stato utilizzato nel tentativo di insegnare al sistema immunitario dei pazienti a tollerare la proteina, per evitare la reazione autoimmune. Gli studi clinici tuttavia non hanno avuto il successo sperato; oggi, però, lo studio del team internazionale indica la direzione da seguire per migliorare l’approccio terapeutico.

«GAD65 – spiega De Biase – è una proteina dai due volti: la forma on (attiva) e quella off (spenta). Per adempiere correttamente e al momento opportuno alle proprie funzioni (cioè produrre GABA, un neurotrasmettitore necessario al controllo della trasmissione degli impulsi nervosi), la proteina passa da un ‘voltò all’altro, attraverso forme intermedie, e nel fare ciò può causare dei danni. I nostri studi suggeriscono che sia proprio il suo continuo ‘voltafaccià a rendere GAD65 irriconoscibile, un estraneo suscettibile agli attacchi del sistema immunitario».

medicina_universita_facolta_latina_6725rt765Con questo studio i ricercatori hanno evidenziato le differenze sostanziali tra i volti ‘on’ e ‘off’ di GAD65. «Nel mio laboratorio – continua De Biase – abbiamo analizzato la proteina a livello biochimico, studiandone i cambiamenti di forma in vitro. Inoltre, l’esperienza ventennale sulla Gad (e su enzimi che appartengono alla stessa famiglia) si è rivelata fondamentale per isolare i due volti della proteina, permettendo così di eseguire altri importanti esperimenti in vitro in Australia e in Francia. Il risultato è stato a dir poco entusiasmante: tutti gli approcci utilizzati, dalla dinamica molecolare, che richiede sofisticati computer, agli esperimenti in vitro, hanno portato alla stessa conclusione».

E oggi la ricerca prosegue: il passo successivo è di fotografare GAD65 «in flagrante», assieme agli anticorpi, e comprendere così perché ne diventa il bersaglio. Un passo importante verso la progettazione di un approccio terapeutico efficace.

Il contributo al lavoro del gruppo di De Biase (Dipartimento di scienze e biotecnologie medico chirurgiche – Sapienza – sede di Latina) è stato possibile grazie al sostegno dell’Istituto Pasteur – Fondazione Cenci Bolognetti.

Ultimo aggiornamento

15 Luglio 2014, 07:40

Powered by Cooperativa EDP La Traccia