Pensione anticipata, atteso il decreto per febbraio. Come funziona per medici e infermieri (da DoctorNews del 13 gennaio 2017)

Data:
14 Gennaio 2017

Notizie importanti per medici, infermieri e assistenti alla persona. In particolare, le prime due professioni nella dipendenza possono essere interessate dalla chance di pensionarsi prima del tempo facendosi anticipare una parte della pensione dall’Inps e restituendola una volta maturato il diritto all’assegno di vecchiaia. Un diritto che scatta per i dipendenti pubblici maschi e femmine a 66 anni e 7 mesi e nel privato alla stessa età per i maschi e a 65 anni e 7 mesi per le femmine. L’istituto, disciplinato dalla Finanziaria 2017 ai commi 166-189, si chiama Anticipo pensionistico-Ape, e vigerà dal 1° maggio di quest’anno fino a tutto il 2018 in via sperimentale per chi anticipa volontariamente il ritiro dal lavoro,  mentre partirà di routine, entro  i limiti di disponibilità del Fondo ad hoc, per chi è stato “esodato” o pratica lavori usuranti.

Come funziona l’Ape – Il lavoratore può pensionarsi a richiesta con anticipo da 6 mesi a 3 anni e 7 mesi rispetto all’età pensionabile. Da maggio si può andare dunque via compiuti i 63 anni. E la differenza tra quanto si percepirebbe con l’assegno maturato fin qui grazie ai contributi versati e quanto si percepirebbe una volta raggiunta la pensione di vecchiaia la mette l’Inps ogni mese. Ma alla maturazione della pensione di vecchiaia, il lavoratore andato via anzitempo deve restituire il prestito in rate mensili, dopo aver concordato con un istituto di credito un piano di rimborso per l’Inps che può durare massimo 20 anni. Prima si va via, più si deve restituire, così come si spende di più quanto più alto è l’assegno. Non è tutto: per tutelare l’Inps dal rischio che il lavoratore muoia prima di aver ripagato il prestito, il pensionando deve anche stipulare un’assicurazione con una compagnia.
Un decreto entro febbraio disciplinerà meglio la materia e i modi per far domanda di anticipo pensionistico e di pensione. Le due istanze vanno presentate insieme all’Inps anche via Caaf. Per avere diritto, occorrono almeno 20 anni di contributi maturati, un reddito non inferiore a 1,4 volte il minimo Inps (702,65 euro/mese lordi) e non si devono percepire altre pensioni. Il lavoratore dovrà dotarsi di credenziali d’accesso al sito Inps protette non solo da password ma anche da Pin, e compilare/inviare le domande on line, menzionando sia la banca con cui stipula il contratto per rimborsare il prestito sia la compagnia con cui si assicura per la premorienza. L’Ape non forma reddito e non è soggetta a Irpef, e le somme pagate a rimborso del prestito sono scalabili dall’imposta nella dichiarazione dei redditi.

Ape social – L’Ape per chi va via volontariamente è finanziata da un piccolo Fondo di garanzia da 70 milioni di euro. Altra cosa è la cosiddetta Ape social, cioè la possibilità di integrare il reddito di lavoratori ai quali dopo oltre 30 anni di carriera le aziende chiudono il rapporto. Molti, senza chance di reddito fino all’approdo all’età della vecchiaia, non percepiscono più nemmeno la disoccupazione da 3 mesi. Assieme a chi ha chiuso il rapporto per causa di servizio o per assistere un congiunto con handicap, o perché invalido oltre il 74 possono fruire della pensione anticipata senza pagare prestiti, attingendo da un fondo che per il 2017 è finanziato con 300 milioni, per il 2018 con 609 milioni, per il 2019 con 647 e dal 2020 andrà a decrescere. Dallo stesso fondo andranno tratte le risorse per chi si pensiona in anticipo dopo almeno 36 anni di  lavoro usurante. Sono inclusi in quest’ultima categoria ostetrici e infermieri soggetti a turni  (e dunque a lavoro notturno) e assistenti di persone non autosufficienti come da allegato C della Finanziaria 2017. L’indennità sarà mensile, erogabile entro un tetto di 1500 euro non compatibili con contemporaneo assegno di disoccupazione o per cessazione d’attività commerciale.

Rendita pensionistica anticipata – Infine, in via sperimentale, dal 1° maggio di quest’anno a tutto dicembre 2018 chi ha diritto all’Ape anziché farsi prestare dall’Inps le somme può prelevarle dai contributi integrativi (e dai Tfr) versati al fondo di previdenza complementare di pertinenza. In questo caso la quota percepita in più, come rendita mensile anticipata che si addiziona all’assegno realmente maturato, è tassata al 15% con sconti (-0,30% per ogni anno di “anzianità” aggiuntivo) per chi è iscritto a Fondi integrativi da oltre 15 anni.

Mauro Miserendino

Ultimo aggiornamento

14 Gennaio 2017, 09:00

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