Pediatria. De Novellis (Unp): “Con bozza Atto indirizzo rischiamo 21 modelli regionali differenti”. (Antonio De Novellis è un iscritto dell’Ordine dei Medici di Latina)

Data:
13 Dicembre 2013

“Una forma associativa imposta non è un qualcosa che si può accettare, perché non migliora minimamente le condizioni di salute dei pazienti, e soprattutto mina il rapporto di fiducia tra il medico e gli stessi.
È per questo che noi chiediamo in primo luogo la libertà della nostra attività lavorativa, nel senso che se il paziente sceglie un medico, il medico stabilirà con lui un rapporto in base al suo modo di lavorare e di essere”.
E’ l’accusa lanciata da Antonio De Novellis, coordinatore nazionale Smi (Sindacato medici italiani) e presidente dell’Unp (Unione nazionale pediatri), commentando la bozza di atto di indirizzo relativa alla pediatria di libera scelta.
“Essendo io un libero professionista la mia attività lavorativa deve essere libera, e libero devo essere io di articolarla come voglio.
Il mio unico referente e certificatore deve essere il paziente; d’altra parte, se qualcuno vuole rinunciare al medico, basta andare alla Asl e sceglierne un altro.
Siamo gli unici medici sottoposti ogni giorno alla verifica dei genitori, non c’è un altro medico nel sistema sanitario nazionale la cui competenza possa essere verificata ogni giorno.
Il rapporto che abbiamo stabilito lo abbiamo costruito in trenta anni, e ora non può essere buttato a mare”.
Il documento, secondo il coordinatore Smi-Unp, rischia anche di creare le basi per profonde sperequazioni regionali.
“Chiaramente in questo caso il modello organizzativo verrebbe demandato alle Regioni, per cui avremmo 21 modelli organizzativi diversi, e questa senz’altro non sarebbe una cosa positiva.
Ci sarebbero infatti delle forti sperequazioni tra le Regioni economicamente più avanzate, che potranno fare dei contratti diversi, e quelle più svantaggiate, che avranno a loro disposizione meno risorse offrendo di conseguenza meno servizi”.
De Novellis annuncia quindi che “aspetteremo intanto la versione definitiva poi andremo all’apertura delle trattative.
A ogni modo non siamo disposti a rinunciare a prerogative che abbiamo ottenuto in tanti anni.
Tra l’altro, il rapporto costruito con le famiglie è merito nostro e non un dono che ci ha fatto lo Stato.
Insomma, come liberi professionisti siamo stati noi ad adattarci di volta in volta alle varie esigenze, crecando di offrire un’assistenza sempre migliore.
Basti pensare all’ondata di immigrazione che c’è adesso: nei nostri studi siamo stati costretti ad imparare le lingue, a farci comprendere, a dare delle indicazioni.
E in questo, ripeto, lo Stato non è che ci ha aiutato”.


Ultimo aggiornamento

13 Dicembre 2013, 08:24

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