Le “100 tesi per discutere il medico del futuro” – Seconda pillola: Il medico e l’azienda (Il medico deve obbedire alla ASL o all’Ordine?!)

Data:
4 Settembre 2019

Per leggere le precedenti “pillole” clicca  >>>https://www.ordinemedicilatina.it/category/100-tesi-medico-del-futuro/

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Per introdurre questo importante argomento ricordo un fatto avvenuto 20 anni fa allorché il Direttore della Azienda Sanitaria Locale Latina dell’epoca, Roberto Malucelli, con una lettera del 31 marzo 1999 contestò il fatto che l’Ordine potesse scrivere ai suoi iscritti nel caso in cui gli stessi fossero gerarchicamente anche suoi sottoposti. La lettera, pubblicata a pag 12 di un numero del nostro bollettino, che viene di seguito riportato, fu all’epoca l’unica nel suo genere ed ebbe notevole clamore in tutto il Paese per la sua originalità.

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MEDICINA PONTINA N. 2 OTTOBRE 2003

“IL MEDICO, LA PROFESSIONE, L’ORDINE E IL CODICE DI DEONTOLOGIA”

https://www.ordinemedicilatina.it/data/2004-04-06_77_111.pdf

pagina 12

Il numero di Medicina Pontina era appunto dedicato al “Medico di oggi tra autonomia etico – professionale e rapporti di lavoro”.

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Erano passato solo 5 anni dalla istituzione delle Aziende Sanitarie ma con il passare degli anni questa impostazione gerarchica si è sempre più diffusa ed è divenuta una prassi costante. Ormai i Colleghi dipendenti della ASL si sentono vincolati agli ordini di servizio che, a volte, possono non conciliarsi con quanto dettato dal Codice Deontologico.

 Le “100 tesi per discutere il medico del futuro”  affrontano questo status del medico nel capitolo intitolato “Il medico e l’azienda”. Ne riportiamo il contenuto.

Il Presidente

Giovanni Maria Righetti

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 “Il medico e l’azienda”

Tesi N° 71

È necessario definire una azienda di servizio quindi orientata alla domanda, a management diffuso che non gestisca più dei medici comunque dipendenti siano essi a contratto o a convenzione ma professional agreement, e shareholder cioè operatori che in cambio di autonomia garantiscano responsabilità disponibili ad essere misurati sugli esiti e i risultati. Cioè definisca consensualmente dei veri e propri autori.

Sinossi

Tra le politiche di sostenibilità che ha hanno interessato il medico quale professione bisogna menzionare l’istituzione dell’azienda.

Non c’è alcun dubbio sul fatto che un certo tipo di azienda abbia giocato contro un certo tipo di medico e che se esiste la medicina amministrata è perché esiste un certo tipo di azienda.

Con l’azienda ci si era illusi che si sarebbero risolti tutti i problemi di sostenibilità, oggi siamo al paradosso che la stessa azienda è considerata più un problema che una soluzione e che la tendenza sia quella di accentrarla di accorparla e comunque quella di ridurne l’influenza.

Quindi che l’azienda abbia dei grossi problemi è innegabile.

Che gli operatori abbiano grandi difficoltà riconducibili all’azienda anche.

Che l’azienda sia qualcosa che nel tempo si è rivelato inadeguato alla complessità della sanità pubblica, è una critica più che fondata.

Poi che l’azienda abbia indubbi meriti, rappresenti una significativa novità, e che come questione debba essere collocata dentro una problematica istituzionale finanziaria e sociale più grande, non c’è alcun dubbio.

Ma l’azienda nei confronti della professione medica ha avuto l’effetto di accentuarne la sua condizione di dipendente cancellando le prerogative proprie ad una professione speciale che in ragione delle sue caratteristiche anche storiche non può essere una professione dipendente del tutto.

Proposizioni di approfondimento

1 Quando è nata l’azienda non si aveva la minima idea di cosa essa dovesse essere, per cui alla sanità è stata imposta quella universalmente applicata dalla teoria economica chiedendo alla sanità di adattarvisi. Cioè hanno imposto il modello dell’azienda manifatturiera.

2 L’azienda è nata debole e ha prodotto una nuova burocrazia che per sua natura non va d’accordo con la complessità medica.

Per dare spazio alla complessità serve un nuovo genere di gerenza nella quale il medico abbia il ruolo dello shareholder. Cioè il ruolo di un azionista non di un dipendente.

3 Per ripensare il modello di azienda si deve partire dai suoi paradossi:

• indeterminazione, una norma istitutiva (502) che non ha mai specificato il genere sanitario dell’azienda, da qui la necessità di definire una sorta di “azienda sui generis”, cioè qualcosa che si specifichi attraverso le complessità medico-sanitarie.

• inconseguenza, avere come obiettivo formale la salute della gente e come obiettivo reale l’equilibrio di bilancio, la gestione delle compatibilità, il risparmio a tutti i costi

• carattere contro-teorico, cioè l’essere teorizzata in un modo e l’essere realizzata in un altro

• la razionalità aziendale, cioè il pensiero tipico che c’è dietro all’azienda pieno di anacronismi e grossolane debolezze culturali

• la confusione tra gestione e politica

• l’economicismo, la negazione dell’economia quale scienza della complessità e la sua banalizzazione a puro amministrativismo contabile

• il non essere orientata alla domanda

• il considerare gli operatori come delle trivial machine

• la gestione gerarchica tipica delle aziende manifatturiere

• l’essere diventata di fatto una nuova forma di burocrazia.

Aporie (ndr nella filosofia greca antica “aporia”  indicava l’impossibilità di dare una risposta) 

1 Oggi si tratta ragionevolmente di fare il contrario di quello che è stato fatto sino ad ora cioè di chiedere all’azienda di adattarsi alla complessità sanitaria e quindi di trasformarsi.

Quesiti

N°1 Per avere dei medici autori non credete sia necessario avere delle aziende che non si limitino ad impiegarli come dei semplici compitieri cioè che siano necessarie aziende diverse speciali (sui generis) che impieghino l’autonomia del medico come la propria risorsa?

N°2 Se l’autonomia del medico è una risorsa per l’azienda speciale non credete che debba cambiare il rapporto tra la natura del datore di lavoro e la natura della professione? Cioè azienda pubblica e dipendente pubblico? L’azienda in pratica diventerebbe l’affidataria che su base contrattuale affida al medico un mandato una delega di natura fiduciario riservandosi di valutarne i risultati.

N°3 Ma una eventuale ridefinizione dell’azienda, nel senso della azienda sui generis, secondo voi non andrebbe anche estesa ad un nuovo ruolo della rappresentanza sociale?

N°4 È velleitario pensare ad una azienda partecipata sia socialmente che professionalmente?

N°5 Cosa ne pensate di un tipo di azienda pubblica di servizio orientata alla domanda il cui management è controllato da rappresentanti dei cittadini e condiviso dalle professioni?

 

Ultimo aggiornamento

4 Settembre 2019, 09:44

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