“In Italia bisturi scadenti, non tagliano più”. La denuncia dei chirurghi ospedalieri (da larepubblica.it medicina del 25 gennaio 2016)

Data:
25 Gennaio 2016

L’allarme arriva dalla associazione Acoi che cita segnalazioni da migliaia di medici e accusa la corsa a ridurre i costi della sanità: “L’esigenza di risparmiare non può andare a discapito dei pazienti e della qualità della cura. Così ci sono conseguenze estetiche e infettive”

ROMA – La ricerca di un prezzo sempre più basso ha ridotto in maniera drastica la qualità degli strumenti chirurgici al punto tale che “i bisturi in Italia non tagliano più”. L’allarme arriva dalla Acoi, l’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani che ha ricevuto segnalazioni da migliaia di medici in tutta Italia. La “mediocre qualità” dei bisturi utilizzati oggi ha conseguenze sia estetiche, perché il taglio perde la famosa precisione chirurgica, sia infettive.

Per Diego Piazza, presidente dell’Acoi, “la continua ricerca del prezzo di mercato più basso, con criteri di valutazione spesso discutibili da parte delle commissioni regionali, ha determinato un livellamento verso il basso della qualità. Il prezzo non può e non deve essere l’unico criterio di valutazione, a scapito della qualità e della sicurezza”.

I pazienti, dice Piazza, “hanno diritto, come peraltro stabilito dalla Carta della qualità in chirurgia già nel 2007, alla tecnica chirurgia più appropriata secondo gli studi di evidenza scientifica. La mediocre qualità dei bisturi utilizzati oggi ha conseguenze sia estetiche, perché il taglio perde la famosa precisione chirurgica, sia infettive, perché, aumentando il trauma cutaneo per incidere una superficie, si aumenta il rischio di contaminazione batterica della ferita. E’ evidente che, dovendo aumentare la forza per incidere una superficie, si rischia di tagliare oltre le intenzioni dell’operatore”.

“Quanto ai costi – prosegue il presidente dell’Acoi – possiamo affermare che si tratta di una scelta antieconomica, perché per uno stesso intervento può essere necessario utilizzare più bisturi, cosa che non si verificherebbe con un buon bisturi che, al contrario, potrebbe essere utilizzato più volte durante lo stesso intervento”. Per questi motivi “è indispensabile che le società scientifiche di chirurgia siano parte attiva nel processo di selezione e scelta dei dispositivi medici. Se continuiamo a privilegiare il prezzo a scapito della qualità, fino a fare scomparire quasi del tutto le caratteristiche minime di funzionalità del prodotto, addirittura dei dispositivi medici ad elevata tecnologia il cui malfunzionamento può avere affetti letali, che tipo di sicurezza e qualità forniamo ai nostri pazienti?”, conclude Piazza.

Ultimo aggiornamento

25 Gennaio 2016, 22:47

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