I fondi europei si aprono ai professionisti.

Data:
25 Novembre 2013

Un altro tabù è stato infranto.
Con il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali europei i liberi professionisti avranno libero accesso ai bandi comunitari al fine di promuovere la ricerca, lo sviluppo tecnologico e innovazione e la competitività del sistema professionale.
La buona notizia è emerso nel corso dell’ultimo tavolo tecnico voluto dal vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, sulle libere professioni, che si è tenuto a Bruxelles lo scorso 5 novembre.
Nell’ambito dell’Action plan 2020, la Commissione Ue sta predisponendo un documento che prevede specifici canali di finanziamento calibrati sulle esigenze del mondo professionale, da raccordare con i programmi nazionali e regionali cui spetterà il compito di erogare i fondi Ue ai professionisti.
Secondo quanto emerso al tavolo tecnico Tajani, i professionisti potranno beneficiare degli incentivi attraverso i propri organismi associativi, i confidi e gli enti bilaterali che potranno svolgere il ruolo di intermediari finanziari dei fondi europei ovvero attraverso le associazioni di categoria che parteciperanno direttamente ai bandi comunitari.
L’apertura dei bandi comunitari ai liberi professionisti dovrebbe consentire all’Italia di spendere meglio i fondi comunitari.
L’ultimo aggiornamento sulla spesa certificata nell’attuazione dei programmi finanziati dai fondi comunitari ha raggiunto il 47,5% della dotazione totale assegnata all’Italia.
Ciò significa che il nostro Paese nel ciclo di programmazione 2007-2013 non è riuscita a spendere neppure la metà dei 100 miliardi resi disponibili da Bruxelles.
L’iniziativa di Bruxelles sostenuta fin dalle prime fasi da Confprofessioni rappresenta uno spartiacque nell’ambito delle politiche di crescita delle libere professioni e, in particolare, del sostegno al credito destinato alle categorie professionali.
Uno dei pilastri su cui si fonda infatti l’azione del tavolo Tajani coinvolge direttamente i consorzi fidi che, nel loro ruolo di intermediari finanziari, dovranno veicolare i fondi della Banca europea degli investimenti e del Fondo europeo degli investimenti per controgarantire una parte del rischio di credito e favorire quindi le migliori condizioni di finanziamento al sistema professionale.
Dopo la definizione del bilancio pluriennale da parte delle istituzioni europee, il governo italiano presenterà alla Commissione europea la bozza dell’accordo di partenariato sulla programmazione dei fondi strutturali 2014-2020.
Secondo quanto anticipato dal ministero per la Coesione territoriale, alle Regioni italiane è destinato un contributo europeo di circa 30 miliardi di euro, cui vanno aggiunti altri 30 miliardi di cofinanziamento nazionale (obbligatorio per le politiche di coesione europee) e ulteriori 54 miliardi stanziati attraverso la legge di stabilità.
Nel complesso i fondi comunitari metteranno in circolo circa 100 miliardi di euro distribuiti nel corso dei prossimi sette anni.
Ma c’è di più.
Non solo i professionisti rientrano a pieno titolo tra i beneficiari dei bandi comunitari, ma possono giocare un ruolo determinante al fianco dello Stato e delle Regioni nell’attuazione dei programmi finanziati dall’Europa.
Nell’ambito delle politiche di coesione Confprofessioni sta lavorando per creare un ruolo attivo dei professionisti nella gestione dei fondi comunitari.
L’apporto di competenze delle diverse categorie professionali potrà infatti essere decisivo per una rapida predisposizione dei bandi di appalto, per una puntuale rendicontazione delle spese sostenute dagli enti appaltanti e per una efficace promozione delle opportunità verso i beneficiari finali: cittadini, imprese e, finalmente, anche professionisti.


Ultimo aggiornamento

25 Novembre 2013, 03:20

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