DOTTORE’, IN COSA SI STA SPECIALIZZANDO? (di Eleonora Grimaldi) (da FIMMG Lazio News24 del 13 luglio 2016)

Data:
13 Luglio 2016

 “Dottore’ in cosa si sta specializzando?”, questa è la fatidica domanda che mi viene posta quotidianamente ed ogni qual volta mi trovo di fronte ad un paziente, il quale resta perplesso e con aria scettica, ascoltando la mia risposta: “Medicina di famiglia”. In Italia l’ancestrale diatriba tra “Territorio” ed Università sembra non avere mai fine dal momento che si continua a discutere sulla delega al lavoro in sanità prevista dall’art. 22 del Patto per la Salute, in cui in riferimento all’istituzione della specializzazione in medicina generale le Regioni confermano la propria posizione sulla formazione in medicina generale, che è stata stralciata dalla bozza su cui c’è l’intesa tra Ministero della Salute e Sindacati. Attualmente per chi desidera diventare medico di famiglia è previsto, dopo la laurea e l’abilitazione all’esercizio della professione medica, un concorso per l’accesso al Corso triennale di Formazione specifica in medicina generale, al termine del quale viene rilasciato il diploma di formazione e l’attestato di conformità alla direttiva comunitaria conseguito in Italia al fine di poter esercitare l’attività professionale in qualità di medico di medicina generale nei Paesi dell’Unione Europea, della Confederazione svizzera e dell’Area SEE (Norvegia, Islanda, Liechtenstein). Alla luce del quadro lineare ed “europeo” di tale titolo, la domanda nasce spontanea: perché discutere ancora su “formazione specifica” e “specializzazione” in Medicina generale? La risposta è apparentemente semplice, ma è necessario fare una premessa: in Italia la causa principale della “svalutazione” della figura del medico di famiglia nel pensiero collettivo, che riguarda sia lo studente di medicina che il cittadino, è dovuta principalmente all’eterna lotta tra il mondo universitario ed i professionisti sanitari che lavorano sul territorio. Vuoi per interessi lobbistici, vuoi per mancanza di una cultura “accademica” nel percorso di formazione in medicina generale, diventare medico di famiglia non è il futuro professionale che uno studente iscritto alla facoltà di medicina pensa di intraprendere almeno all’inizio del proprio percorso formativo. Al contempo, il cittadino non si rende conto del ruolo fondamentale di tale figura professionale, la quale utilizza non solo competenze scientifiche, ma anche esperienza clinica, dunque, spesso capita nella pratica quotidiana dei medici di famiglia di essere “declassati” dai propri pazienti a favore dei medici specialisti. A mio avviso, la problematica è a monte del sistema formativo. Nel mondo della formazione medica post lauream, si evidenzia un’alta percentuale di neoabilitati alla professione che tenta il concorso in medicina generale perché sa che le possibilità di entrare in una scuola di specializzazione sono ridotte ed un paracadute bisogna pur considerarlo. Questo modo di pensare ha contribuito alla deriva della formazione medica, dal momento che si registra un’alta percentuale di abbandono del percorso formativo in medicina generale da parte di medici che, una volta vinto il concorso per l’accesso in una scuola di specializzazione, rinunciano al percorso intrapreso incentivando per di più il gap tra numero di specialisti e numero di medici di medicina generale a sfavore di questi ultimi. Pensare alla medicina di famiglia come ripiego è culturalmente scorretto proprio per l’importante ruolo politico e sociale che riveste il medico di medicina generale. Il riappropriarsi del reale valore della branca della medicina più “umana”, perché più vicina alla persona, deve essere lo scopo primario dei docenti universitari e dei medici che lavorano sul territorio. Bisogna evidenziare alcuni aspetti critici: allo stato attuale le Università della Regione Lazio, specchio di una realtà Nazionale, non applicano le condizioni normate nel Decreto Legislativo n.368/99 in merito all’attuazione della direttiva europea 93/16/CE, la quale prevede nel core curriculum dello studente di medicina la formazione pratica impartita nell’ambito di uno studio di Cure Primarie durante il percorso di studi universitario in un ambiente che disponga di attrezzature e di servizi adeguati in cui i medici dispensano cure primarie. Appare, dunque, evidente l’assenza di percorsi formativi di medicina generale negli Atenei italiani con il conseguente bypassare dell’ennesima normativa europea da parte degli organi istituzionali competenti, la quale, qualora venisse effettivamente applicata, permetterebbe una “rivalutazione” della medicina generale con l’introduzione nel piano di studi universitario di un percorso formativo che preveda esami e tirocini di Medicina di famiglia con docenti delle Cure Primarie i quali, grazie alla loro esperienza sul territorio possano trasmettere agli studenti l’interesse per la branca medica che più di tutte è vicina al cittadino. Il fine deve essere: formare futuri medici che abbiano la possibilità di scegliere con maggior consapevolezza di diventare medici di famiglia.

Dr.ssa Eleonora Grimaldi
Medico in Formazione specifica in Medicina Generale
Osservatorio Giovani Medici OMCeO Frosinone
Area Formazione FIMMG Formazione Lazio

Ultimo aggiornamento

13 Luglio 2016, 18:24

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