Chirurgia e oncologia in provincia, a Formia interventi in crescita del 75%

Data:
14 Marzo 2014

www.h24notizie.it L’integrazione tra chirurgo e oncologo in provincia. E’ stato questo il tema del
convegno andato in scena la settimana scorsa all’ospedale Dono Svizzero di
Formia. Un appuntamento attesto che è stato anche l’occasione per tracciare un
bilancio sulla sanità in provincia, in particolare attraverso la relazione
presentata da Giovanni Baiano, primario di chirurgia da un anno in servizio al
Dono Svizzero, incentrata sul tema “Strutture di riferimento ed esigenze del
territorio”.

La relazione del chirurgo ha preso il via dall’analisi dei presidi sanitari
presenti sul territorio pontino (Goretti, Fiorini, San Giovanni di Dio e Dono
Svizzero), tenendo però in considerazione dei servizi offerti nell’ottica di una
prestazione volta a tutelare il paziente sia dal punto di vista dell’intervento
che della sua sicurezza. Evidente in questo quadro è emersa la “distanza” tra i
quattro nosocomi primariamente per l’assenza di Dea in due di questi ma non
solo, anche di servizi fondamentali nell’ottica di una chirurgia oncologica
quali, per citarne solo alcuni, Rianimazione, Utic o Laboratorio Analisi.

Un quadro non facile che, ha ulteriormente precisato il chirurgo, tenuto conto
delle strutture private presenti in provincia, Casa del Sole, Clinica San Marco
e Icot, e con la previsione di ulteriori tagli stante l’attuale commissariamento
della Regione Lazio, “appare poco probabile porti a un allineamento dei servizi
offerti dalle diverse strutture”. Che, tra l’altro, fino a oggi ha condotto, pur
nell’ottica di una medicina cosiddetta “difensivistica” sia del paziente che
dell’operatore sanitario, a un incremento del contenzioso.

Tracciate queste premesse Baiano ha quindi presentato i dati relativi alla struttura complessa di chirurgia generale del Dono Svizzero dove svolge servizio ormai da un anno, dal marzo 2013. Nel dettaglio, ha relazionato il medico, “gli interventi sono aumentati del 75% ovvero 212 operazioni di chirurgia oncologica (119 colon retto, 29 stomaco, 16 polmone, 15 mammella, 8 rene…), con una mortalità operatoria del 3% e una morbilità del 7,5%”. Dati di per sé entusiasmanti considerato il periodo precedente ma che ancora possono essere migliorati attraverso “una maggiore integrazione tra medicina del territorio e medicina ospedaliera oltre che da un maggiore interesse verso gli screenings ovvero i protocolli diagnostici e terapeutici condivisi basati sulle “evidenze””. Nell’obiettivo finale di una riduzione dell’emigrazione sanitaria che, da quanto emerso, appare un risultato ampiamente alla portata qualora si vada nella direzione auspicata di una rete oncologica aziendale con costituzione di unità cliniche multidisciplinari.

Resta ora da vedere se l’amministrazione sanitaria e la politica sapranno cogliere le indicazioni di chi vive la sala operatoria e non solo. Con l’attenzione di questi giorni tutta concentrata sulla sorte del Centro Trasfusionale di Formia, su cui pende una decisione regionale di soppressione: l’esatto contrario di quanto auspicato.

 

Ultimo aggiornamento

14 Marzo 2014, 06:59

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