CERTIFICAZIONE SPORTIVA- Negli ultimi mesi un gruppo di lavoro della FNOMCeO ha approfondito il tema dei certificati medico-sportivi per attività non agonistiche. Il coordinatore del gruppo precisa i contenuti del documento approntato.

Data:
8 Dicembre 2013

Negli ultimi mesi un gruppo di lavoro della Federazione ha approfondito il tema dei certificati medico-sportivi per attività non agonistiche.

L’argomento, divenuto "scottante" dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (n. 169 del 20 luglio 2013) del Decreto 24 aprile 2013 recante “Disciplina della certificazione dell’attività sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l’utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri dispositivi salvavita”, ha suscitato perplessità ed è stato seguito con poca precisione dai media di settore.

In questa intervista di fine anno il coordinatore del gruppo, Guido Marinoni, precisa i contenuti del documento approntato e i prossimi passi che la FNOMCeO realizzerà sull’argomento.


Dottor Marinoni: in questi giorni uno specifico gruppo di lavoro della FNOMCeO, da lei coordinato, ha presentato un documento di riferimento da approvare in Comitato Centrale per la successiva valutazione del Consiglio Superiore di Sanità.
Ci vuole sintetizzare i punti salienti del documento?

Il documento, che ha ottenuto il consenso dei componenti del gruppo di lavoro, costituito da rappresentanti delle associazioni professionali e delle società scientifiche dei medici certificatori, tenuto conto dei dati disponibili in letteratura, prevede che, ai fini del rilascio della certificazione, siano necessari l’approfondita conoscenza della storia clinica del soggetto e un accurato esame obiettivo.
Si è inoltre concordato che, ai fini della certificazione per l’attività sportiva non agonistica, è necessario disporre di un esame elettrocardiografico di base presente nella documentazione clinica, anche se non contestuale.
Il documento è il frutto di lavoro di lunghi mesi di approfondimento, iniziato all’indomani del Decreto del 24 aprile.

Chi ha partecipato alla riflessione e quale metodo avete seguito per svolgerla?

Come è noto, il Decreto Balduzzi, aveva distinto i certificati per l’attività ludico motoria dai certificati per l’attività sportiva non agonistica e dai certificati per l’attività sportiva non agonistica ad elevato impegno cardiovascolare, definendo specifiche linee guida per ciascuna di queste tipologie di certificazione.
Successive disposizioni di legge avevano reso non obbligatori i certificati per l’attività ludico motoria, pur non abrogando le relative linee guida e avevano introdotto la discrezionalità del medico nella richiesta dell’elettrocardiogramma di base per i certificati per l’attività sportiva non agonistica.
Successivamente una nuova modifica legislativa aveva attribuito alla FNOMCeO il compito di proporre linee guida, anche relativamente all’eventuale previsione dell’elettrocardiogramma di base, linee guida da validare successivamente da parte del Consiglio Superiore di Sanità, prima della decretazione ministeriale.
Per svolgere tale compito, specificamente previsto dalla legge, la FNOMCeO ha costituito un gruppo di lavoro costituito da ordinisti, da rappresentanti della FMSI, da rappresentanti delle organizzazioni professionali e delle società scientifiche dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta.
Ci si è rivolti alle categorie mediche direttamente coinvolte dalla legge nelle attività di certificazione.

Esiste anche in questo ambito una preoccupazione specifica della FNOMCeO in ordine alle responsabilità mediche e alle sue ricadute in termini di denunce, contenziosi e condanne?
In pratica: se non esiste più obbligatorietà, in presenza di un fatto tragico improvviso il rischio è che le responsabilitá vengano (come orami quasi sempre accade) imputate a un medico?

Il Decreto Balduzzi aveva definito linee guida che, pur condizionando l’attività del medico, lo tutelavano, almeno sotto il profilo della diligenza.
L’elettrocardiogramma effettuato su persone asintomatiche aveva il senso di rilevare alterazioni non note della conduzione cardiaca, potenzialmente a rischio.
La successiva disposizione di legge, che lasciava alla discrezione del medico tale accertamento, lo esponeva a possibili contenziosi, non essendo evidente come tale discrezionalità avrebbe potuto esercitarsi relativamente a patologie del tutto asintomatiche.
Le linee guida definite dal gruppo di lavoro della FNOMCeO ristabiliscono un riferimento preciso e più tutelante sotto il profilo medico legale.

Ci sono motivi di preoccupazione medica che sono comuni all’attività sportiva non agonistica ed anche a quella agonistica?

Certamente.
Si tratta in entrambi i casi di attività competitive, che prevedono gare e, soprattutto, allenamenti.
Vale la pena di ricordare che la distinzione tra agonisti e non agonisti, nella nostra normativa, si basa sostanzialmente sul criterio dell’età, diverso per ciascuna disciplina sportiva.
Si tratta di un ambito molto diverso da quello dell’attività ludico motoria, attività individuale svolta in contesti organizzati, nella quale, almeno in teoria, è esclusa la componente competitiva.
Va però detto che le disposizioni di legge presentano dei margini di incertezza e, proprio per questa ragione, il gruppo di lavoro della FNOMCeO chiede al Ministero della Salute e al CONI /FMSI di chiarire ulteriormente, con una circolare, la distinzione tra attività ludico motoria amatoriale e attività sportiva non agonistica.
Una preoccupazione emersa da più parti è relativa ai costi per l’esecuzione dell’elettrocardiogramma, costi che potrebbero rappresentare un ostacolo ad intraprendere l’attività sportiva, parte di un sano stile di vita ed elemento di tutela della salute.

Il gruppo di lavoro si è posto questo problema?

In premessa va ricordato come il costo della certificazione sia da sempre a carico del cittadino, con la sola eccezione dei certificati per i quali è prevista la gratuità in ambito scolastico.
Il maggior onere a carico delle famiglie,quindi, sarà limitato agli elettrocardiogrammi eventualmente eseguiti con esclusiva finalità preventiva su pazienti asintomatici in assenza di significativi fattori di rischio e che non dovranno essere ripetuti ad ogni certificazione, essendo eventuali altri accertamenti necessari in ambito clinico parte del percorso diagnostico terapeutico fruibile in ambito di SSN.

Ritiene sia appropriato uno screening elettrocardiografico sulla popolazione sana?

I dati di letteratura evidenziano la presenza di alterazioni dell’attività elettrica cardiaca rilevabili allo screening elettrocardiografico di base nella popolazione sana, asintomatiche e, in taluni casi potenzialmente a rischio di gravi aritmie.
Non vi sono evidenze in letteratura che indichino in modo diretto il beneficio di tale screening in termini di riduzione di mortalità (la mortalità durante l’attività sportiva, per quanto di grande impatto sociale ed emotivo, rimane un evento raro), tuttavia sono disponibili dati favorevoli in tal senso per quanto attiene agli atleti agonisti valutati con test cardiocircolatorio da sforzo (step test).
Non vi sono sufficienti evidenze per raccomandare un accertamento elettrocardiografico generalizzato della popolazione sana.
Sembrano invece emergere sufficienti elementi per consigliare l’accertamento elettrocardiografico di base a soggetti da avviare all’attività sportiva competitiva anche se non considerati, come sopra detto, agonisti.

Quale è il percorso che ora dovrà fare il documento FNOMCeO affinchè diventi di riferimento per la comunità medica e sportiva nazionale?

Dovrà essere approvato dal Comitato Centrale della FNOMCeO e poi dal Consiglio Superiore di Sanità prima di essere ufficialmente recepito dal Ministero della Salute.


Ultimo aggiornamento

8 Dicembre 2013, 12:23

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