Certificati sportivi, Antitrust: no esclusiva a Mmg e pediatri. Aprire agli altri medici (da DoctorNews33 del 5 maggio 2017)

Data:
5 Maggio 2017

La disciplina sul rilascio dei certificati medico sportivi torna in discussione. A redigerli secondo l’Antitrust, a quanto pare, non possono essere chiamati solo pediatri medici di famiglia e specialisti in medicina dello sport oltre che i medici delle Federazioni degli sport affiliati Coni; occorre “aprire” agli altri medici. L’Autorità Garante per la Concorrenza, riferisce il Sole 24 Ore Sanità, ha inviato una segnalazione in Parlamento critica con l’articolo della legge sulle semplificazioni che disciplina i certificati non agonistici. La materia è normata non solo dal decreto legge 98/2013 (articolo 42 bis), ma dal decreto Ministero Salute 8 agosto 2014 e dalla linea guida successiva sull’Ecg concordata dalla Fnomceo con le rappresentanze delle discipline chiamate in causa (medicina generale, pediatria, medicina dello sport); sia la legge sia il decreto circoscrivono la redazione dei certificati sportivi a quelle tre discipline e a chi le pratica.Ricordiamo che i certificati per lo sport non agonistico vanno rilasciati agli studenti delle scuole per le attività parascolastiche, a chi partecipa ai giochi della gioventù locali e regionali, ai praticanti sport iscritti a Federazioni del Coni in età inferiore o superiore a quella per la pratica agonistica. Per estensione, chiedono il certificato le palestre Coni o dove esercitano società affiliate Coni -tranne che per le discipline non richiedenti alcuno sforzo, come bridge, tiro a volo etc – e palestre che vogliono cautelarsi per motivi assicurativi. Nei casi citati, l’atleta non agonista se adulto si reca dal medico di famiglia, se minore va dal pediatra, o dal medico sportivo o di Federazione affiliata Coni, che possono prescrivergli tra l’altro l’elettrocardiogramma. Un “must”: una volta nella vita per i minori e annualmente per adulti a rischio cardiovascolare e per over 65 anche con un solo fattore di rischio (basta il fumo). Ora, restringere a tre sole categorie “onori e oneri” presenterebbe problemi. «Non si può parlare sulla base di indiscrezioni. Posso solo dire che il decreto del Ministero della Salute de 2014 con le integrazioni successive ha inteso privilegiare le competenze specialistiche del medico sportivo e le conoscenze relative ai propri assistiti di medici di famiglia e pediatri», afferma Guido Marinoni, medico di famiglia che per la Fnomceo ha collaborato alla stesura della linea guida sull’elettrocardiogramma nel 2015. «Su questa stessa falsariga è il medico di medicina generale a certificare l’anamnesi dei suoi assistiti in tema di patenti e porto d’armi; è vero, c’è la successiva certificazione del medico di sanità pubblica che fa da garanzia “istituzionale”, ma nulla di tale procedimento è stato mai messo in discussione. Il ragionamento è analogo per i certificati sportivi: il medico dello sport o della Federazione segue l’atleta, ma anche noi mmg e pls conosciamo i nostri assistiti e le loro situazioni di salute, a volte da sempre; inoltre abbiamo l’obbligo di tenere la scheda sanitaria e di aggiornarla, non ci possono né ci devono sfuggire particolari. Non abbiamo competenze di medicina sportiva ma i due elementi che ho citato aiutano il servizio sanitario a rispondere a una domanda di certificazioni cui da sole le strutture di medicina dello sport non potrebbero rispondere». Meraviglierebbe peraltro Marinoni «se un’Authority che deve regolamentare concorrenza e mercato effettuasse valutazioni in tema di competenze di professionisti della salute, e in particolare di specialità mediche, quando il luogo naturale ove dibattere di tali competenze appare il ministero della Salute».

Mauro Miserendino

Ultimo aggiornamento

6 Maggio 2017, 23:52

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