Certificati cartacei, Inps ventila nuove sanzioni. Si riapre contesa Mmg e ospedalieri (da DoctorNews33 del 13 settembre 2017)

Data:
13 Settembre 2017

L’Inps specifica i casi che consentono di utilizzare il certificato di malattia cartaceo. Ma la comunicazione rischia di arroventare i già difficili rapporti tra medici di famiglia e ospedalieri. Forse consapevole di qualche guasto di troppo al sistema informatico (il 20 luglio scorso molti medici hanno segnalato problemi di comunicazione tutta la giornata) l’Inps con il messaggio 3459/17 ammette questo tipo di spedizione solo ove motivi tecnici e/o procedurali impediscano la trasmissione elettronica. In questi casi, come da circolare 4 del 18 marzo 2011 di Dipartimento della Funzione pubblica e Ministero del lavoro, il lavoratore deve far produrre al medico su carta sia l’attestato per il datore di lavoro sia il certificato di malattia.

L’Inps userà quest’ultimo per disporre visite fiscali, magari fruendo delle elaborazioni statistiche del sistema Data Mining, per conteggiare i giorni indennizzabili, per aggiornare i dati del lavoratore. Ma soprattutto, segnalerà alle Asl il certificato cartaceo del “medico del Ssn o con esso convenzionato al fine di esercitare un’eventuale azione sanzionatoria”. «Si vuol equiparare davvero il medico ospedaliero e i suoi doveri al medico di famiglia o si sta solo creando una situazione per sanzionare il Mmg?», si chiede Franco Del Zotti, medico di famiglia esperto d’informatica e direttore della rete www.netaudit.org. «L’ipotetica mancanza del medico di famiglia è facile da trovare, poiché resta fuori dall’invio online solo un pugno di certificati. Inoltre, può accadere che ci si scordi di giustificare il certificato cartaceo, e a quanto pare d’ora in poi saranno guai. La mancanza del medico ospedaliero invece si vuole perseguire o no? A fronte di ospedali esemplari -come Trento- in cui tutti i reparti certificano online la prognosi di un paziente visitato e costretto ad assentarsi dal lavoro, ce ne sono altri ancora solo parzialmente collegati al sistema d’accoglienza Inps e nei quali si certifica su carta. E ci sono ancora casi sporadici dove non si certifica proprio. Come medici di famiglia poniamo un problema con l’Inps e con le direzioni sanitarie. Visto che ci sono ospedali che certificano tutto proprio come noi, sarebbe facile per ogni struttura scovare degli scostamenti rispetto ai volumi di certificati attesi. Magari, chiedendo alle direzioni sanitarie di effettuare controlli a campione, si scoprirebbe che l’attività certificatoria è diversa anche in reparti dello stesso ospedale, e c’è chi firma dimissioni affidando poi la certificazione con prognosi al medico di famiglia. Non chiediamo sanzioni ma pari trattamento».

Per la cronaca, il messaggio 3459 fa seguito a una Circolare Inps, la numero 79, in cui l’istituto raccomanda ai lavoratori di segnalare ad esso e alle aziende se rispetto alla prognosi scritta sul certificato online tornano in ditta in anticipo. Infatti, se non reperiti a casa alla visita di controllo perché rientrati prima al lavoro, subiscono le stesse sanzioni degli assenteisti. La rettifica va trasmessa prima della ripresa anticipata dell’attività e il certificato va rilasciato dallo stesso medico che ha certificato la prognosi di malattia “lunga”. «Rispetto alla carta la piattaforma informatica presenta problemi, si devono correggere od integrare dati del certificato online», ammette Del Zotti. «A maggior ragione, viste certe rigidità, circolari e operatori, tutti, devono fare la loro parte perché il sistema dialoghi. Ventilare sanzioni senza affrontare gli intoppi è un errore».

Mauro Miserendino

Ultimo aggiornamento

13 Settembre 2017, 14:02

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