Caso Modena, Bianco: bene le indagini. Chi sbaglia risponde anche all’Ordine

Data:
15 Novembre 2012

Associazione per delinquere, corruzione, istigazione alla corruzione, truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale ma anche falso e peculato, concussione e abuso d’ufficio.

Accuse che sempre più spesso la cronaca associa a medici, l’ultimo caso in ordine di tempo è quello di Modena, dove sono stati arrestati nove cardiologi con una serie di accuse, tra cui associazione per delinquere e corruzione.

Prima c’era stato il caso Sandoz nel quale 67 medici, tra pediatri ed endocrinologi, sono stati indagati per aver prescritto farmaci ormonali con dosaggi al di sopra delle indicazioni terapeutiche o la recente operazione dei Nas che ha portato alla denuncia di 4 medici per truffa al Ssn, in quanto percepivano illecitamente emolumenti previsti per la gestione di un’"associazione medica mista" di fatto non operante.

E la lista potrebbe continuare, segno di un momento non particolarmente felice per la categoria.

«Ben vengano le indagini della magistratura» secondo il presidente Fnomceo Amedeo Bianco (foto), convinto però che non si debba fare di ogni erba un fascio e che si debba attendere prima di esprimere giudizi definitivi.

«Ogni valutazione di merito» sottolinea Bianco «va fatta alla conclusione della vicenda giudiziaria.

Un discorso che vale per questa come per le altre inchieste.

Facendo un ragionamento generico perciò» continua «se il medico ha sbagliato è giusto che ne risponda, perché in virtù della sua posizione delicata e di garanzia non può permettersi ombre.

Garanzia, trasparenza e indipendenza» continua Bianco, «sono i tre cardini sui quali deve poggiare l’azione del medico, con l’unico scopo di curare il paziente».

Ciò premesso il presidente Fnomceo resta convinto che chi ha sbagliato «dovrà risponderne sia alla magistratura sia al suo ordine professionale».

Molto contrariato anche Nicolino D’Autilia, presidente dell’Ordine modenese che, in attesa dei prossimi sviluppi, sottolinea alla Gazzetta di Modena come «la vicenda abbia dell’incredibile e lasci senza parole» in particolare D’Autilia rileva «a Modena siamo stati i primi in Italia a dotarci di un codice etico sui protocolli, talmente rigido, che alcune case farmaceutiche hanno smesso di fare sperimentazione per non dover sottostare alle nostre regole…».

Un codice etico che, a giudicare dalle intercettazioni telefoniche che cominciano a circolare è stato evidentemente ignorato.

E proprio le intercettazioni unite alla mole di documentazione acquisita sembrerebbero, stando a quanto riferisce il quotidiano modenese, compromettere fortemente la posizione dei medici indagati in particolare Giuseppe Sangiorgi, Maria Grazia Modena e Luigi Politi.

I loro legali sono al lavoro per studiare la strategia difensiva e arrivare preparati agli interrogatori di garanzia che risulteranno cruciali per il loro futuro.

Marco Malagutti

Ultimo aggiornamento

15 Novembre 2012, 11:31

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