Antibiotici in ospedale: meno prescrizioni, più benefici
Data:
9 Maggio 2013
Educare i medici prescrittori o regolare l’uso di antibiotici in ospedale può limitarne l’impiego eccessivo, non solo riducendo infezioni e resistenze, ma anche aumentandone l’efficacia terapeutica e, in ultima analisi, migliorando la prognosi dei pazienti.
Ecco le conclusioni dell’aggiornamento di una revisione Cochrane sull’argomento, coordinata da Peter Davey, professore di farmacoeconomia all’università di Dundee nel Regno Unito.
«Nonostante gli sforzi per promuovere l’uso appropriato degli antibiotici, i medici continuano a prescriverli in modo eccessivo e i dati pubblicati stimano che fino al 50% delle somministrazioni ospedaliere sono inappropriate» afferma il ricercatore, firmatario anche della prima revisione Cochrane sull’argomento, pubblicata nel 2005.
La resistenza agli antibiotici è in gran parte conseguenza della pressione selettiva dell’uso di antibiotici ed è probabile che la riduzione delle prescrizioni possa rallentare l’emergere di ceppi resistenti.
«Va inoltre rammentato che la diarrea da Clostridium difficile è un’infezione ospedaliera legata alla prescrizione di antibiotici.
Ridurne l’incidenza rappresenterebbe un potenziale beneficio aggiuntivo di un’appropriata prescrizione ospedaliera» rimarca Davey, sottolineando che l’attuale aggiornamento fornisce ulteriori prove sulle conseguenze cliniche non intenzionali di un’eccessiva prescrizione, e sull’efficacia degli interventi volti a ridurre l’esposizione dei pazienti ai farmaci anti-batterici.
I ricercatori Cochrane hanno selezionato 89 studi svolti in 19 paesi, mirati a contenere l’uso eccessivo di antibiotici.
«Abbiamo analizzato i dati provenienti da due tipi di studi: quelli persuasivi, dove ai medici prescrittori sono stati dati consigli e un feedback sulla somministrazione di antibiotici, e quelli restrittivi, in cui sono state introdotte regole prescrittive, come per esempio la preventiva approvazione di uno specialista» riprende Davey.
I risultati ottenuti dimostrano nella maggioranza dei casi una riduzione delle prescrizioni e delle infezioni.
Conclude il ricercatore: «La revisione supporta gli interventi restrittivi in casi urgenti, ma dimostra che a 6 mesi di distanza dalla messa in pratica, gli interventi persuasivi e restrittivi hanno uguale efficacia».
Cochrane Database of Systematic Reviews 2013, Issue 4
Ultimo aggiornamento
9 Maggio 2013, 09:22
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