Vita da medico

Data:
28 Settembre 2008

In tutta la settimana non ho avuto il tempo per andare a vedere mio padre.
Ho visto un mare di vecchi, ma sono tutti genitori di qualcun altro, mentre il mio ha finito le medicine e il suo medico, che sarei me, non è andato a fargli le ricette e a vedere come stava perchè lui ha la sfiga di avere come medico la propria figlia.
C’è qualcosa che tocca, qui. Qualcosa che tocca, se  debbo occuparmi di urgenze improcrastinabili che alla verifica dei fatti consistono nella richiesta di un certificato per stare a casa col mal di schiena e nella visione di esami del sangue, peraltro normali per una obesa, fatti nel mese di agosto mentre l’obesa era in ferie al suo paese.
Ok, oggi farò il volantino che spiegherà ai pazienti come e perchè le regole siano le regole e come e perchè un medico che ha mille e cento pazienti non può vedere settecento di questi pazienti ogni mese che dio manda in terra. Settecento, dico. Ogni mese. Per un totale di oltre ottomila contatti l’anno. Otto volte ogni paziente. Ci sono pazienti che vedo cinquanta volte l’anno, non scherzo, una volta a settimana, da anni. E so esattamente chi sono, visto che scrivo tutto e registro tutto dal 2000.
Che si diano una calmata, perbacco.
Non stanno morendo, tranne alcuni che poveretti si, stanno morendo, ma loro sono casi a parte; non sono neppure gravemente malati, sempre escluso alcuni, allora perché sono sempre lì?
Farei meno fatica se facessi più certificati di malattia? O sono io a incoraggiarli senza rendermene conto?
Però le statistiche dei colleghi sono simili alle mie.
Stiamo assisitendo ad un’era di ipocondria collettiva?
Insomma che succede?
Urge una bella analisi dei dati. Oggi all’ora di pranzo, anzichè mangiare, che mi fa male, vedo se posso ideare una bella estrazione di dati con relativa analisi……..

Ultimo aggiornamento

28 Settembre 2008, 10:32

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