Verso la pericolosa era post-antibiotica: l’eccesso li renderà inutili.

Data:
10 Dicembre 2013

Troppo generosi nell’uso degli antibiotici a cui, talvolta, attribuiamo poteri che notoriamente non hanno.
Il World Economic Forum lancia con il suo “Rapporto sui rischi globali 2013″ un grido di allarme sull’abuso di antibiotici, prescritti anche laddove non necessari o addirittura dannosi.
Il rapporto in questo caso non si limita a denunciare uno spreco, ma un’abitudine diffusa che costituisce una minaccia per la salute dell’umanità.
L’eccesso di questa tipologia di farmaci porta infatti ad una selezione dei virus, lasciando in vita quelli più minacciosi e portando le infezioni a superare l’efficacia dei medicinali in commercio.
A causa dell’abuso, insomma, si subirebbe una legge di contrappasso che renderebbe gli antibiotici del tutto inefficaci.
Si finirebbe così per “entrare in un’era post antibiotica [che] significa, di fatto, porre fine alla medicina moderna così come la conosciamo.
Condizioni comuni come una faringite da streptococco o la sbucciatura del ginocchio di un bambino potrebbero tornare a uccidere”, spiega Margaret Chan, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Rincara la dose Gianmaria Rossolini, docente di microbiologia clinica alle Università di Firenze e Siena: “Molte pratiche mediche, e soprattutto la maggior parte degli interventi chirurgici, non potrebbero più essere affrontati con la stessa tranquillità, per il rischio di infezioni che porterebbero con sé”.
In Europa il paese con il maggior rapporto abitanti/pazienti trattati con antibiotici è la Grecia, seguita da Portogallo e Italia, dove ogni 1000 persone 20 sono sotto trattamento.
Alla base di questi eccessi la convinzione errata che l’antibiotico uccida i virus, un equivoco in cui cade il 58% degli italiani, mentre quattro su dieci pensano che sia utile contro l’influenza.
Persino i medici, quando prescrivono questa tipologia di farmaci sotto il nome di “copertura antibiotica”, spesso incoraggiano un consumo immotivato che non solo non cura – e non può curare – la malattia, ma causa spesso l’indebolimento della flora batterica, la selezione di virus resistenti e la diarrea.
Nel nostro paese il 23,8% dei consumatori di tali farmaci sta diligentemente applicando la “copertura antibatterica”, mentre quasi il 50% di chi esce da un ospedale è sottoposto a cura antibiotica.
In ospedale l’antibiotico viene spesso somministrato in ciclo completa prima e dopo un’operazione: una profilassi non sempre necessaria secondo Franco Scaglione, docente di Farmacologia all’Università degli studi di Milano, secondo il quale per la profilassi chirurgica “basterebbe una dose poche ore prima dell’operazione ed eventualmente una seconda subito dopo”.
Oltre che troppo, l’antibiotico viene assunto anche male, perché si interrompe il ciclo o lo si prolunga oltre il necessaria, quando invece – conferma Scagliano – “bisogna prenderlo per il tempo necessario a estirpare l’infezione – ma non più a lungo, per evitare di favorire la comparsa di resistenze – e sempre a dosi piene, senza mai ridurle quando si comincia a stare meglio”.
Inoltre sintomi che potrebbero essere originati da virus, come la febbre, vengono spesso “curati”, attraverso antibiotici, come infezioni.
Un trattamento che riguarda spesso anche i più piccoli, per i quali, ricorda Susanna Esposito, presidente della Società italiana di infettivologia pediatrica, “gli episodi infettivi sono più frequenti che negli adulti, ma nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di condizioni lievi e su base virale, che passano da sole.
Ci vuole solo un po’ di pazienza”.


Ultimo aggiornamento

10 Dicembre 2013, 04:51

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