Troppe informazioni e il cervello va in tilt

Data:
16 Dicembre 2009

Più impari e meno sai. Da dogma del relativismo culturale a verità scientifica. È quanto sostengono alcuni medici americani dell’Università della California, i quali hanno portato a termine una ricerca che mette sotto accusa il bombardamento mediatico, responsabile della diminuzione della nostra capacità di concentrazione.
Il motivo sarebbe in un fiume di informazioni, costituite da oltre 100.000 parole, che ogni giorno il nostro cervello è costretto a gestire. Le fonti infatti si sono moltiplicate nel corso degli ultimi anni. A giornali, televisione, radio e cinema si sono aggiunti internet, cellulari, videogiochi. Una quantità di input ingestibile per il nostro cervello, che per via dell’affaticamento sarebbe costretto a peggiorare le sue prestazioni.
Le 100.000 parole, o 34 gigabyte per dirla con linguaggio informatico, manderebbero in tilt la mente umana sovraccaricandola di informazioni. Ciò ha già comportato secondo alcuni il cambiamento della struttura cerebrale umana.
Una dei neurologi più stimati in Gran Bretagna, la dott.ssa Susan Greenfield, aveva già in passato fatto cenno alla possibilità che i social network, ad esempio, potessero avere degli effetti negativi, in particolare sul cervello dei bambini, riducendo la loro capacità di attenzione e ostacolando l’apprendimento.
Uno dei partecipanti della ricerca, il dott. Bohn, ha così commentato: “Penso che una cosa è chiara: la nostra attenzione viene divisa a intervalli più brevi e questo probabilmente non è buono per pensare a cose più profonde”.
Altri tuttavia sembrano essere più ottimisti, come nel caso di Colin Blakemore, neuroscienziato presso la Oxford University, secondo il quale “il cervello può crescere e aumentare di dimensione a seconda di come viene utilizzato. L’occuparsi di queste nuove informazioni provocherà forse la nascita di nuove cellule nervose”.

Ultimo aggiornamento

16 Dicembre 2009, 11:09

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