“Trapianti solo tra pari-religione” – E in Egitto scoppia la polemica

Data:
21 Agosto 2008

 
IL CAIRO – Una legge che vieti il trapianto di organi tra cristiani e musulmani. E’ la proposta di legge favorita dal Sindacato dei medici del paese nordafricano, che di fatto limita la possibiltà di donare organi alla ristretta cerchia familiare, fino al quarto grado, e vieta anche il trapianto da o a individui stranieri.
La proposta di legge – in un Paese che a tutt’oggi non ha una normativa in materia, ha suscitato polemiche e tensioni tra la comunità islamica e i cristiani di religone cristiano copta. Secondo il direttore del sindacato, Hamdi El Sayed, la misura dovrebbe servire a contrastare il fenomeno del traffico d’organi e i medici dovranno rispettarla, se non vorranno incorrere in sanzioni.
"Il legislatore è stato scavalcato dalla confraternita dei Fratelli Musulmani che controlla il Sindacato dei Medici e che ha imposto una norma fortemente discriminatoria, violando i diritti umani e la Costituzione e minando l’unità nazionale", accusa invece l’avvocato Naguib Gibrael, direttore dell’Unione egiziana per i diritti umani (Uedh), annunciando che è già stato presentato un esposto al tribunale del Cairo perchè la norma venga annullata.
"La nostra ordinanza non discrimina nessuno", ribatte il direttore del sindacato Hamdi El Sayed, "perché la tutela delle persone indipendentemente dalla loro fede nei confronti del fenomeno del traffico d’organi impedisce che si creino tensioni ulteriori tra le due comunità". "Non è una questione di promuovere differenze tra le comunità religiose, ma di minimizzare il fenomeno del commercio di organi per quanto possibile – continua El Sayed, che aggiunge che lo scambio di organi tra un copto e un musulmano sarà impossibile semplicemente perché la possibilità di scambio è limitata ai parenti fino al quarto grado. Contrari all’ordinanza sono però gli ulema dell’Università di Al-Azhar, il più importante centro di studi islamici del mondo arabo. "Questo divieto non farà altro che peggiorare il fragile equilibrio tra le due comunità", osserva uno degli ulema, Abel Moti Bayumi. D’accordo con lui anche il vescovo Marcos, portavoce della comunità copta: "La norma non ha senso perché il traffico d’organi può interessare anche fedeli della stessa religione. Di questo passo avremo ospedali distinti per cristiani e musulmani o il divieto di donare sangue tra persone che professano un diverso credo religioso, per non parlare dell’impossibilità per un medico di visitare un paziente di religione diversa dalla propria".

(19 agosto 2008)

Ultimo aggiornamento

21 Agosto 2008, 11:37

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