Resistenza agli antibiotici

Data:
2 Maggio 2014

Una nuova analisi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) torna a sollevare preoccupazioni sull’aumento della diffusione del fenomeno della resistenza agli antibiotici. La rielaborazione dei dati raccolti in 114 nazioni differenti non sembra infatti lasciare spazio a dubbi: secondo gli esperti il problema è ormai presente “in tutte le regioni del mondo” e quella che l’umanità potrebbe doversi preparare ad affrontare è una vera e propria era post-antibiotica in cui si potrebbe tornare a morire a causa di infezioni che per decenni è stato possibile curare grazie a questi farmaci.

L’analisi si è concentrata su 7 diversi batteri di gravi malattie piuttosto diffuse, ad esempio la polmoniti, la diarrea e le infezioni del sangue. Ne è emerso che in alcune nazioni due delle tipologie di antibiotici fondamentali per la lotta a queste patologie non sono più efficaci in oltre la metà delle persone trattate. Una delle due classi in questione è quella dei carbanepemici, antibiotici considerati l’ultima soluzione disponibile per cercare di salvare la vita a chi viene colpito da alcune gravi infezioni come quelle causate nei neonati dal batterio Klebsiella pneumoniae. Un altro esempio è quello degli antibiotici utilizzati per trattare le infezioni delle vie urinarie causate da Escherichia coli, nel cui caso il fenomeno della resistenza era praticamente inesistente negli anni ’80, mentre oggi si trovano ad essere inefficaci più di una volta su due. Lagonorroea, invece, è tornata ad essere un serio problema nel Regno Unito, in Norvegia e in Svezia,in Austria, in Francia, in Slovenia, in Giappone, in Canada e in Sudafrica.

Il problema affonda le sue radici in un fenomeno del tutto naturale. C’è, infatti, da aspettarsi che i batteri possano mutare diventando resistenti agli antibiotici, ma l’uso inappropriato di questi farmaci sta accelerando questo processo in modo preoccupante. Per questo l’Oms ritiene indispensabile che istituzioni e cittadini prendano precauzioni per rallentarlo, ma non solo. Gli esperti sottolineano anche la necessità di mettere a punto nuovi antibiotici. “Finché non ci muoveremo significativamente per migliorare gli sforzi per prevenire le infezioni e non cambieremo il modo in cui produciamo, prescriviamo e usiamo gli antibiotici – ha commentato Keiji Fukuda, vice direttore generale dell’Oms – il mondo perderà quantità sempre maggiori di questi strumenti benefici per la salute e le implicazioni saranno devastanti”.

Ultimo aggiornamento

27 Maggio 2014, 21:28

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