Rossi (Toscana): “Dati Censis confermano necessità riforma intramoenia” (da quotidianosanita.it dell’8 giugno 2016)

Data:
12 Giugno 2016

La ricerca presentata oggi dimostra che l’intramoenia ormai è una scorciatoia per saltare le liste d’attesa. Riservata però solo a chi può permettersela. E questo per ottenere un diritto sancito dalla Costituzione, quello alla cura e all’assistenza

08 GIU – Il 66,4% degli italiani che si rivolgono all’intramoenia lo fa per evitare le liste d’attesa. In pratica stiamo parlando di circa 4,7 milioni di cittadini. Quando per primo denunciai il fenomeno distorsivo dell’intramoenia proponendone una profonda riforma, che sanasse quella che definivo “una vera e propria ingiustizia sociale”, molti hanno fatto orecchie da mercante.

Ora è il Censis a confermare e certificare il dato: l’intramoenia ormai è una scorciatoia, riservata solo a chi può permettersela, per ottenere un diritto sancito dalla Costituzione, quello alla cura e all’assistenza.

Un dato che fa ancora più male se raffrontato a quell’altro, sempre fornito oggi dal Censis, che ci dice come 11 milioni di italiani abbiano rinunciato a curarsi perché non avevano i soldi per farlo. E questo non in America ma qui in Italia, in presenza di un Servizio sanitario nazionale che dovrebbe garantire a tutti cure e assistenza.

Insomma da una parte 11 milioni senza cure e dall’altra quasi cinque milioni di pazienti che, per curarsi nel Ssn, devono pagare di tasca loro. E’ inaccettabile.

Il ministro Lorenzin dice che “non si possono fare le nozze con i fichi secchi”. Bene, e allora, dato che i termini di quelle nozze si stabiliranno presto con la prossima legge di stabilità, chiediamo al ministro di rispettare gli impegni e di aumentare le risorse per la sanità pubblica.

Ma non basta. Le distorsioni dell’intramoenia non dipendono solo da un problema di risorse. Il legislatore aveva già previsto che la libera professione intramoenia dovesse essere esclusivamente “conseguenza di libera scelta del cittadino e non di carenza nell’organizzazione dei servizi resi nell’ambito dell’attività istituzionale” (vedi legge 120 del 2007) e lo aveva fatto ben sapendo che già allora il ricorso all’intramoenia era per molti pazienti una “via obbligata” per ottenere la prestazione in tempi ragionevoli.

Ma quel monito, e oggi il Censis lo conferma, non è bastato. Per questo serve una nuova legge sull’intramoenia che si basi su alcuni semplici punti:
– l’intramoenia va considerata a tutti gli effetti attività istituzionale del medico e come tale deve essere compresa nelle 48 ore settimanali di impegno massimo sancito dal nuovo orario di lavoro europeo. Sforare quell’orario è certificato essere rischioso sia per il medico che per il paziente.

– L’intramoenia o “attività aggiuntiva personale” è autorizzata solo quando le liste d’attesa in quel determinato reparto ospedaliero siano state smaltite o comunque presentino tempi d’attesa in linea con quelli offerti dall’intramoenia.

– Conseguentemente ridisegnare gli accordi con i medici in modo tale da prevedere un compenso extra per l’abbattimento delle liste d’attesa (“attività aggiuntiva pubblica”).

– Prevedere infine una quota oraria da dedicare alla “attività aggiuntiva personale” (ex intramoenia), sempre all’interno delle 48 ore, da garantire ai medici solo laddove siano state abbattute le liste d’attesa.

Poche e semplici correzioni ma che potrebbero ridare dignità al sistema pubblico e, ne sono convinto, trovare anche la piena soddisfazione di medici e cittadini.

Enrico Rossi
Presidente Regione Toscana

Ultimo aggiornamento

12 Giugno 2016, 23:47

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