Quell’insano entusiasmo per i test cancellati

Data:
22 Maggio 2014

Dal 2015 tutti gli studenti diplomati potranno accedere al primo anno, la selezione si farà dopo. Non è dato sapere ancora come, per quanti, con quali criteri. Né che cosa faranno i non ammessi: ripiegheranno su biologia, fisica, forse matematica, che al secondo anno diventeranno ghetti di lusso per i non idonei a proseguire medicina? Forse, o forse no. Che cosa succederà con il numero degli studenti che quintuplicheranno immediatamente almeno nei primi anni? Riusciranno le facoltà ad accoglierli? E i fondi? Non si sa. E non ne sa nulla neppure la ministra della Salute Lorenzin che, via agenzie di stampa, chiede di discutere del nuovo criterio di ammissione tutti insieme. La ministra Giannini si è limitata a far sapere che i problemi «si risolvono uno per volta».

Sicuramente ci sono tanti metodi di selezione degli studenti. I test di medicina, la cui preparazione è stata affidata ultimamente a società straniere, non hanno brillato per efficacia e sicuramente meriterebbero di essere molto aggiornati e molto migliorati. Ma non meritano di essere cancellati con un post. Cambiare il sistema di ammissione a Medicina – e dunque indirettamente anche alle altre facoltà che lentamente sperimentano forme di ingresso con test – è una vera e propria riforma, che andrebbe proposta, discussa e verificata.

Rispetto agli altri metodi di selezione di cui si è parlato in questi anni i test nazionali hanno avuto senz’altro il vantaggio indiscusso di essere un sistema in cui i candidati sono anonimi e dunque tutti uguali. Potrebbe avere un effetto simile anche il voto di maturità se si riuscisse a fare una prova nazionale, senza lasciare il voto al giudizio delle commissioni e basta.

Il messaggio che passa con questo annuncio è comunque un altro: poiché la riforma del sistema di ammissione per ora non c’è – i dettagli si conosceranno solo a luglio – resta soltanto la cancellazione del test. Medicina libera per tutti, si entusiasmano gli studenti e i movimenti che hanno combattuto per l’abolizione. Gli esami, i test, non si fanno: in un Paese che si ribella a qualsiasi valutazione, in cui qualsiasi giuria è soggetta a ricorso, qualsiasi criterio a revisione continua, è un messaggio che ci porta indietro. Senza contare che ovunque le facoltà migliori ormai selezionano i propri studenti. E questo lo sanno tutti, gli studenti, i genitori, i professori. E i ministri.

Di Gianna Fregonara – Il Corriere della Sera, 22 maggio 2014

Ultimo aggiornamento

27 Giugno 2014, 14:24

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