Qualità delle cure: le regole europee sull’aggiornamento professionale medico non la miglioreranno (da DoctorNews33 del 6 ottobre 2015)

Data:
7 Ottobre 2015

Esortiamo la Commissione europea a prendere in considerazione l’unicità, le risorse, e la struttura di ciascun paese con l’obiettivo di sviluppare un processo più flessibile, integrato e riflessivo di aggiornamento professionale continuo (Cpd) come già fanno gran parte dei professionisti. È questa in sintesi l’opinione pubblicata sul British Medical Journal nella rubrica Views and Reviews diJanet Grant, del Centro per l’Educazione Medica e l’apprendimento a distanza (Regno Unito) e di Thomas Zilling vice presidente della Associazione Européenne des Médecins des Hopitaux, in Belgio. Una recente direttiva dell’Unione europea sul riconoscimento delle qualifiche professionali contiene clausole relative all’aggiornamento professionale del personale sanitario mirate a migliorare la sicurezza dei pazienti. «Ma quando le regole dell’aggiornamento professionale continuo vengono dettate da un imperativo politico piuttosto che dalla pratica professionale si rischia di allontanarsi dalle diverse realtà locali dove sono già in corso processi decisionali professionalmente efficaci su dove e come i medici devono sviluppare la propria professionalità per curare meglio i pazienti» affermano i due opinionisti.

Inoltre, gli interventi politici sull’aggiornamento professionale sembrano sottintendere che il personale sanitario non sia in grado di assumersi da solo la responsabilità di tenere il passo con le esigenze dei pazienti e dei servizi sanitari, così come dello sviluppo delle conoscenze scientifiche nelle rispettive discipline. Ma nessuno studio ha dimostrato che un sistema burocratico che richiede obbligatoriamente un numero di crediti annuale come quello imposto dalla direttiva dell’Unione europea sia in grado di identificare con efficacia i medici a basso rendimento o di migliorare l’assistenza sanitaria e la sicurezza del paziente. «Né possiamo credere che i professionisti della sanità costretti a raccogliere un determinato numero di crediti CPD si concentreranno principalmente sulle reali conoscenze e competenze derivanti dalla pratica quotidiana» aggiungono GranteZilling.

In Spagna, Portogallo e Scandinavia l’aggiornamento professionale continuo per il personale sanitario è volontaria, ma altri paesi dell’UE hanno scelto strade diverse. Nel Regno Unito, invece, il Medical Council ha deciso di non regolamentare direttamente l’attività di aggiornamento, lasciando alle organizzazioni professionali l’incombenza di fissare requisiti per i loro membri. Altri paesi, tra cui l’Italia, i Paesi Bassi, la Germania e l’Austria hanno invece sistemi basati sulla raccolta di crediti. «Ma nessuna prova dimostra che l’assistenza sanitaria è migliore nei paesi con sistemi di aggiornamento obbligatori e non volontari» ribadiscono gli autori, ricordando la definizione di aggiornamento professionale continuo del Medical Royal Colleges: un processo continuo di formazione post-laurea, che consente ai singoli medici di mantenere e migliorare gli standard della pratica medica attraverso lo sviluppo di conoscenze, abilità, atteggiamenti e comportamenti. L’aggiornamento professionale continuo è un importante strumento professionale, ma la sicurezza del paziente è più direttamente legata al modo in cui la cura è organizzata all’interno di un paese o di una località e all’adeguatezza delle risorse sanitarie a disposizione in ogni singola realtà. «Quindi, i sistemi di aggiornamento professionale continuo devono essere integrati con la pratica clinica locale e non concepiti come un insieme di eventi separati sottoposti a regole comunitarie» concludono gli opinionisti.

BMJ. 2015. doi: 10.1136/bmj.h5229
http://www.bmj.com/content/351/bmj.h5229

Ultimo aggiornamento

7 Ottobre 2015, 08:25

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