Privacy, Garante a Mmg: dubbi su reale tutela dati sensibili dei pazienti (da DoctorNews del 3 dicembre 2014)

Data:
3 Dicembre 2014

Benché lenta, tra ospedale e territorio la rivoluzione informatica procede abbastanza veloce da porre il problema del”grande fratello” sui dati dei cittadini. Il Garante della Privacy ha “scoperto” all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna un milione di fascicoli sanitari, leggibili da mille operatori, non tutti medici e infermieri. E ha contestato alla struttura la mancata acquisizione dei consensi alla formazione del dossier dei pazienti: questi ultimi ignoravano quali dei propri dati erano nel fascicolo e chi li leggesse. La struttura è stata invitata a raccogliere un ok specifico all’acquisizione dei dossier, e a garantire l’oscuramento di dati ove richiesto dal cittadino, come previsto dalle Linee guida del Garante 2011 e dallo schema di decreto sul Fse da mesi alla firma del premier Renzi. Nel frattempo potrà leggere i fascicoli il solo medico interno che ha in cura il paziente. Il tema degli accessi indiscriminati ai dati sensibili è sentito anche tra i medici di famiglia chiamati a redigere le ricette de materializzate ed il patient summary che riporta le patologie dell’assistito. «Una volta la ricetta cartacea in farmacia era letta da pochi occhi. Oggi, se invio una prescrizione, va al Ministero dell’Economia, all’Asl e alla Regione: non ho un’idea precisa su chi la leggerà e su come saranno utilizzati e protetti i dati che invio, ma resto responsabile dei contenuti clinici trattati», afferma Franco Del Zotti medico di famiglia autore di un dodecalogo sulla ricetta de materializzata e direttore della rete netaudit.org. «Per legge i dati inviati sono trattati anche a fini di controllo della spesa, magari non da medici; il Garante chiede a Ministero e regioni di anonimizzarli ma quando spedisco la ricetta con nomi e cognomi non mi arriva dal Sistema d’accoglienza un feed-back sul metodo di conservazione che mette in sicurezza quei dati. Certo, la legge impone di inserirli in una repository di difficile accesso, ma la fretta infusa alle regioni fin qui – fissare per legge date tassative entro cui devono avvalersi dei nostri flussi –e dall’altra parte i crescenti riscontri del Garante sembrano un po’ in contraddizione con la volontà istituzionale di porre la privacy dei cittadini come priorità».
Sguardi indiscreti possibili anche dalla parte del medico di famiglia: le aggregazioni funzionali territoriali di più medici, chiamati a condividere i dati dei pazienti, includono anche infermieri e collaboratori di studio, per non parlare degli operatori dei “cloud” che trattano informazioni su più larga scala. In Toscana sono state istituzionalizzate le Aft ed è in vista un accorpamento delle aziende sanitarie. «Pur restando teorico- ammette il segretario Fimmg Vittorio Boscherini– il rischio che i dati finiscano dove non devono c’è. Credo siano Asl e regione e non i medici a dover risolvere il problema, posto che a noi medici tocca chiedere un consenso ad alimentare il Fse, non con una firma per ciascun paziente ma con informativa e silenzio/assenso». Boscherini rileva che nelle medicine di gruppo nessun assistito ha manifestato problemi nel veder condivisi i suoi dati tra più medici. «Mi sto adoperando in Toscana affinché i dati degli assistiti siano condivisi da medici di assistenza primaria e di continuità assistenziale. Nel rapporto di cura è necessario che gli occhi del clinico di volta in volta interpellato vedano la storia del paziente per intervenire in modo consapevole. Semmai va limitato un utilizzo del dato sotto il profilo amministrativo».

Mauro Miserendino

Ultimo aggiornamento

3 Dicembre 2014, 18:35

Commenti

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Salvataggio di un cookie con i miei dati (nome, email, sito web) per il prossimo commento

Powered by Cooperativa EDP La Traccia