WASHINGTON – Oltre il venti per cento dei casi di danno al fegato riportati negli Stati Uniti è attribuibile ai supplementi dietetici e a base di erbe, o meglio ad etichette bugiarde, secondo i dati comunicati al Dilin, il Drug Induced Liver Injury Network americano, formato da sei centri clinici in tutto il paese che riuniscono le segnalazioni. Cifre da balzo sulla sedia, ma che poco sorprendono se si considera il ricorso molto ampio che si fa negli Stati Uniti ad integratori di ogni tipo. Un mercato da vari miliardi di dollari all’anno. Di persone che usano prodotti di vario tipo  quasi sempre senza sentire il medico: quasi il 50 per cento degli americani li consuma ritenendoli sicuri e utili per la salute. Per migliorare le prestazioni sportive, e quelle sessuali, per “gonfiare” i muscoli, per dimagrire.

Lo studio. Uno studio presentato al più grande congresso sulle malattie del fegato in corso a Washington, l’AASLD (Società americana per lo studio delle malattie epatiche), quasi 9500 specialisti da tutto il mondo, evidenzia però come da una parte ingredienti che non compaiono in etichetta, dall’altra un abuso – o comunque un uso non ragionevole – insieme ad etichette sbagliate possano gravemente danneggiare il fegato. Il primo autore, Victor J. Navarro, epatologo dell’Einstein Medical Center di Philadelphia, studia da anni questo fenomeno. Legato principalmente a prodotti di origine botanica. Il fatto poi che la Fda americana non richieda che siano testati per sicurezza o efficacia fa sì che molti prodotti siano fuorilegge. “Le analisi cliniche non hanno trovato il contenuto dichiarato in etichetta in più della metà dei campioni forniti dai pazienti registrati al Dilin – spiega Navarro – così come la maggior parte dei prodotti utilizzati dai bodybuilder aveva etichette inaccurate. In ogni caso abbiamo trovato molti ingredienti epatotossici nei prodotti, che non erano invece segnati in etichetta”.

I numeri. Tra il 2003 e il 2006 il Dilin ha raccolto campioni di 341 supplementi dietetici e a base di erbe da 1268 pazienti segnalati. È stata fatta una analisi chimica di 229 di questi, dal National Center for Natural Products Reserch dell’Università del Mississippi. E sono poi stati confrontati gli ingredienti trovati con quelli dichiarati in etichetta, ma solo da 203 prodotti (gli altri erano senza etichetta). E solo 90 avevano un’etichetta perfettamente rispondente al contenuto. Nell’80 per cento dei prodotti analizzati per bodybuilder o per aumentare le prestazioni fisiche invece – raccontano i ricercatori – non c’era alcuna corrispondenza. Percentuale che scendeva al 72 per i dimagranti.

Quelli ayurvedici. E non è andata meglio con prodotti ayurvedici e farmaci a base di erbe. Un altro studio – presentato sempre a Washington (dal professor Cyriac Philips, specialista in chirurgia dei trapianti epatici del Pvs Memorial Hospital, in India) – ha presentato l’analisi chimica di 45 campioni di prodotti (33 in forma solida e 14 liquidi) utilizzati da 94 pazienti arrivati in ospedale con danni epatici. In 33 casi questi danni sono stati correlati all’uso di questi prodotti, che in India sono anche tipici della medicina tradizionale. Ebbene, dopo averli sottoposti ad analisi di contenuto, indagando anche la presenza di composti volatili, i ricercatori hanno trovato arsenico, cadmio, mercurio, piombo e antimonio in percentuali variabili, ma alte, fino al 56%.

Livertox. Ovviamente la prima risposta deve essere quella delle attività regolatorie, concludono gli autori.  Quindi controlli stringenti su prodotti che non sono farmaci, e quindi non sono soggetti alle ferree prove di sicurezza ed efficacia dei farmaci, ma possono avere effetti anche letali, con danni epatici tali da portare al trapianto dell’organo. E che il fenomeno non sia sottostimato lo dimostra anche la creazione di Livertox, sito governativo (dietro c’è il National Institutes of Health), che raccoglie le segnalazioni di medici e pazienti e – prodotto per prodotto – indica possibili criticità sul fegato di supplementi dietetici, a base di erbe e di farmaci in generale. Per ogni sostanza informazioni dettagliate su utilizzo, approvazione negli Stati Uniti, effetti collaterali, dosi generalmente consigliate. Con il grado di tossicità, da E (improbabile) ad A (molto probabile). E il numero di casi riportati.

In Italia. Fantascienza, per l’Italia, dove gli epatologi ammettono che sì, di integratori di vario tipo se ne consumano tanti, persino comprati online, quindi con meno margini di sicurezza, ma di dati sui danni epatici non ce ne sono. E, certo, è ragionevole pensare che anche da noi i consumatori scriteriati di prodotti per il body building o di erbe di vario tipo spacciate come dimagranti – erroneamente ritenute innocue perché “naturali” – siano responsabili di danni al fegato. Ma dati non ne abbiamo.