Laurea medicina, Lenzi (Cun): per evitare pletora medica meno immatricolazioni in ateneo (da DoctorNews33 del 23 maggio 2015)

Data:
25 Maggio 2015

«Ancora troppo pochi gli specializzandi? Non direi, i 6 mila contratti previsti nel decreto sono un passo in avanti importante rispetto ai 4400 ventilati, un numero per il quale ero arrivato a minacciare le dimissioni». Andrea Lenzi presidente del Consiglio universitario nazionale, risponde alle critiche al decreto – uscito il 21 maggio scorso – da parte di alcune frange di studenti: critiche per il numero esiguo di borse, il ritardo del provvedimento, i rischi di incorrere nei problemi organizzativi dello scorso anno, la mancata soluzione del caso dei 300 studenti riammessi dal Consiglio di Stato. «Per quanto riguarda i contratti, posso solo dire che il numero non è ancora sufficiente rispetto al fabbisogno. Ma mentre arretrare da 5 mila posti del 2013-14 a 4 mila di quest’anno sarebbe stato devastante a fronte dei sacrifici fatti dalle università e dalle scuole di specializzazione accorpando la durata dei corsi pur di risparmiare, l’avanzamento a 6 mila contratti è un balzo da apprezzare. Devo dare atto ai ministri di Istruzione ed Università Stefania Giannini ed Economia Pier Carlo Padoan di aver fatto uno sforzo accettando che oltre ai 5 mila contratti già coperti da finanziamento, altri mille venissero anticipati a fronte dell’impegno del ministero dell’Università a reperire le risorse necessarie con misure di aggiustamento del bilancio». I contratti saranno 2638 per l’area medica, 1506 per le scuole di chirurgia, 1856 per l’area servizi. Come l’anno scorso, rispetto a circa10 mila laureati, ed altri 600 in tutto potranno finanziarne le regioni. Si stima che anche stavolta resteranno fuori 3-4 mila laureati. Ma per Lenzi la risposta a questi ultimi non è allargare i posti nelle scuole di specialità, bensì ridurre il fabbisogno previsto con il numero programmato. «Non si devono immatricolare quasi 11 mila studenti quando servono 6-7 mila specialisti e mille medici di famiglia. Il numero di immatricolati andrebbe programmato con anticipo decennale, pari a quello dei laureati previsti a dieci anni con l’aggiunta di poche centinaia di unità. Altrimenti, a inserire tanti studenti universitari prevedendo però una carriera nel Servizio sanitario nazionale per poco più di metà, si è un cattivo Stato. E del resto, ormai in tutto il mondo si va verso la riduzione del fabbisogno di laureati in medicina e verso la crescita di altre professioni sanitarie». Riguardo al fatto che il decreto fosse atteso il 28 febbraio ed è arrivato tre mesi dopo, Lenzi è chiaro: «Il problema sta nella programmazione politico-finanziaria e non nell’Università. Il decreto sarebbe uscito a febbraio se il numero di contratti fosse stato inserito nella Finanziaria in numero corretto. Invece non c’erano i fondi e il Ministro dell’Istruzione Giannini ha dovuto lottare in questi tre mesi per avere un numero di contratti più in linea con quello dei laureati».

Mauro Miserendino

Ultimo aggiornamento

25 Maggio 2015, 07:30

Commenti

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Salvataggio di un cookie con i miei dati (nome, email, sito web) per il prossimo commento

Powered by Cooperativa EDP La Traccia