Crollo specializzandi, Lenzi (Cun): nessun allarme. Numero complessivo in sicurezza fino al 2019 (da DoctorNews33 del 27 ottobre 2015)

Data:
27 Ottobre 2015

«Non è vero che i medici specializzandi sono insufficienti in Italia. Il numero degli ammessi alle università e alle scuole non è determinato dal ministro dell’Economia, che si limita a identificare le risorse in base a fabbisogni proposti dalle regioni e dal ministero della salute, ma esiste pure un livello europeo di programmazione tra il nostro Ministero della Salute e gli altri paesi membri attraverso un progetto comunitario. E’ un’illusione ritenere che l’Europa ridiscuta un iter formativo predisposto nei fatti per riconoscere la libera circolazione degli specializzandi». Andrea Lenzi presidente del Consiglio Universitario Nazionale replica alle voci crescenti che chiedono di superare il sistema che regola l’accesso ai ruoli medici del Servizio sanitario nazionale. Tutto parte da un’intervista ad Enrico Reginato presidente della Federazione europea medici specialisti Fems secondo cui tra pochi anni in Italia non ci saranno abbastanza medici specializzati e quelli che serviranno li dovremo importare dall’estero; per contro nel 2021 ci saranno 28 mila laureati che non trovano sbocchi come specialisti o medici di famiglia e per riassorbirli bisognerà chiudere le scuole. Per Reginato si dovrebbe consentire, come in Svezia, Portogallo, Finlandia, l’inserimento di neolaureati in ospedale con contratti di medico in formazione, ed iniziare in corsia un iter formativo specialistico, secondo le norme Ue. I medici seguirebbero periodi di frequenza in più sedi ospedaliere, grandi e piccole, monitorati da docenti dell’ateneo. Anche per Massimo Tortorella presidente di Consulcesi (350 legali in tutta Italia che hanno difeso in più occasioni specializzandi e ospedalieri) urge superare il sistema che regola l’accesso alle scuole di specialità, troppo limitate essendo le borse di studio post-laurea.
Per Lenzi «è certo giusto tenere alto il livello dell’attenzione. Un medico che si forma oggi dovrà rispondere a bisogni assistenziali che saranno presenti da oggi ai prossimi 30-40 anni, e con l’ondata migratoria e i nuovi poveri non possiamo permetterci che il Ssn perda colpi. Lo stesso dicasi per le tecnologie sempre più avanzate a fronte di situazioni socio-economiche oggi non prevedibili. Ma è opinabile dire che 6 mila specializzandi l’anno sono pochi. In alcuni comparti sono ancora troppi. Il numero complessivo è messo in sicurezza fino al 2019: nella legge di stabilità ora all’esame delle Camere, si prevedono 6 mila contratti l’anno, non di meno a cui si aggiungono quelli regionali. E questo, sulla base di un quadro legislativo delineato dalla legge Madia sulla riforma della Pa all’articolo 14 e dal decreto 68/2015 che l’ha recepito, accorciando il percorso di molte scuole e dando attenzione alla rete formativa, comprensiva di quella ospedaliera, come previsto all’articolo 3 dello stesso decreto. Ricordo che è l’Europa a dirci quanti medici orientativamente servono. Aprire il mercato nei termini che si è detto presenta almeno due criticità: primo non si può paragonare l’Italia a paesi con un numero di abitanti ed un fabbisogno pari se non inferiore a quello di una regione italiana; gli ospedali di Svezia, Finlandia, Danimarca -portati ad esempio -nei fatti specializzano dei già-specialisti: per esempio un internista, in base alle esigenze, viene mandato a ricoprire una specialistica nell’ospedale dove il collega specialista sta per andare in pensione. Forti di risorse distribuite su pochi candidati (e poche strutture), alla fine questi sistemi richiedono molti più anni per completare la formazione. In secondo luogo, la qualità degli insegnamenti universitari nei grandi ospedali è una garanzia che ci ha consentito di avere il primo sistema sanitario d’Europa; aprire piccole strutture periferiche per la specializzazione dei neolaureati significherebbe in prospettiva disporsi a una sanità con specialisti di serie A, provenienti dai migliori reparti, e di serie B».

Mauro Miserendino

Ultimo aggiornamento

27 Ottobre 2015, 19:04

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