Choosing wisely, le cinque raccomandazioni in ematologia.

Data:
10 Dicembre 2013

 
La Società Americana di Ematologia (Ash) ha pubblicato sulla rivista Blood cinque procedure da usare con cautela o addirittura da bandire.
«L’abuso o l’uso improprio potrebbe causare danni, è costoso e non migliora diagnosi e terapia» dice Lisa Hicks, ricercatrice all’Università di Toronto e prima firmataria dell’articolo.
La lista fa parte della campagna Choosing Wisely dell’American Board of Internal Medicine Foundation, mirata a ridurre gli esami inutili e gli sprechi.
«L’elenco è stato compilato con quella che pensiamo essere una metodologia rigorosa e imparziale» riprende l’ematologa, anche presidente della task force Ash dedicata a Choosing Wisely.
Ma quali sono le procedure su cui gli ematologi puntano il dito?

La prima è la trasfusione di globuli rossi: trasfondere solo il numero minimo di sacche necessarie per curare i sintomi dell’anemia o riportare i pazienti in un intervallo sicuro di emoglobina, cioè 7-8 g/dL, se sono ricoverati in condizioni stabili.

La seconda è il test per la trombofilia, effettuato nei casi di tromboembolismo venoso (Tev) senza causa apparente per verificare se il paziente ha carenze proteiche o anomalie genetiche coagulative.
«Ash raccomanda di non usarlo in presenza di fattori di rischio transitori come chirurgia, traumi o immobilità prolungata» dice Hicks.

La terza indicazione è di interrompere l’uso di routine dei filtri cavali inferiori nella Tev acuta per impedire ai coaguli di raggiungere i polmoni causando embolia.
«Gli studi più recenti non ne supportano l’uso e indicano possibili danni, come episodi trombotici attorno al filtro o erosione della vena.
Per questo andrebbero usati solo in casi selezionati».

La penultima raccomandazione riguarda il plasma e i complessi protrombinici concentrati (Pcc) usati per invertire gli effetti di antagonisti della vitamina K come il warfarin.
«Questi prodotti vanno usati solo in emergenze come sanguinamenti maggiori o emorragie intracraniche.
In altre situazioni sono costosi e possono causare gravi danni» dice l’ematologa.

Ed ecco l’ultima indicazione: limitare l’uso della tomografia computerizzata (Tc) in pazienti asintomatici con linfoma aggressivo già trattato.
«Non abbiamo detto di non usarla: un paziente con linfoma in remissione che ha subito un trattamento con intento curativo di solito torna in ematologia/oncologia ogni 3-6 mesi.
E in questi casi la Tc va bene.
Ma se il paziente non ha sintomi da due anni, la Tc non serve più» conclude Hicks.

Blood December 5, 2013 vol. 122 no. 24 3879-3883 Published online before print December 4, 2013

Ultimo aggiornamento

10 Dicembre 2013, 05:00

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