Certificati sport, il cardiologo: Ecg a tappeto su tutti i ragazzi (da Doctor33 del 22 aprile 2015)

Data:
22 Aprile 2015

«Altro che elettrocardiogramma una volta nella vita in caso di sport non agonistico! Andrebbe istituzionalizzato uno screening elettrocardiografico periodico per tutti i bambini e i ragazzi nelle scuole, sportivi e non. E per gli adulti, almeno per quelli che fanno sport, andrebbe praticato l’ecg annuale con test da sforzo a partire dai 35 anni per i maschi e dal post-menopausa per le femmine. Altrimenti rischiamo di avere, come adesso, decessi “inspiegabili”, anche di atleti, durante la pratica sportiva, e di far scattare tante improprie caccie al colpevole. L’attuale stato di cose sulla certificazione sportiva non agonistica sarà meno burocratico di prima, ma è pericoloso per molti italiani poiché nasconde quella pur minima percentuale fisiologica di giovani cardiopatici rilevabile non con visita ma solo con ecg; e lascia fuori dai controlli molti adulti in età critica». Lo sfogo è di Francesco Fedele cardiologo dell’Università La Sapienza di Roma e presidente dell’Associazione Il cuore siamo noi che in molte scuole capitoline sta curando a livello sperimentale lo screening ecg a tappeto di tutti gli studenti. «L’elettrocardiogramma a riposo, incluso nella visita cardiologica, andrebbe indicato in età scolastica, tra i 6 e i 19 anni, per due volte: in età pre e post puberale. Ci consentirebbe di conoscere lo stato del cuore in modo oggettivo riscontrando le anomalie che la visita non coglie. È vero, ci darebbe un 15-20 % di anomalie che, indirizzate a un cardiologo, si ridurrebbero a un 1% fisiologico dal punto di vista statistico ma di reale patologia, da curare, prevenire, monitorare in vista anche della pratica dello sport agonistico e non». «Per quanto riguarda gli adulti» aggiunge Fedele «dopo i 35 anni nei maschi in caso di richiesta di certificato sportivo ci vorrebbe tanto l’elettrocardiogramma a riposo quanto il test da sforzo. Capisco che in certi soggetti non è necessario farlo una volta l’anno. Inoltre, aggiungendo che gli stessi test ci vorrebbero per le donne in età post-menopausa, sarebbe credo ottimale una semplice linea guida che indirizzasse i pazienti al cardiologo e abilitasse quest’ultimo a decidere di volta in volta la cadenza dei controlli». Fuor di dubbio – per Fedele – che un sessantenne, rischio cardiovascolare o no, dovrebbe praticare questi esami almeno una volta all’anno. «A me preoccupano paradossalmente di più i ragazzi, è vero che i casi di decesso sono rarissimi, ma con lo screening eviteremmo di arrivare anche a quei pochi, e conosceremmo meglio la salute cardiovascolare di tutta la popolazione. Per i tumori giustamente si fa, per il cuore no, ma l’attività sportiva deve fare bene, non si deve permettere che la gente pensi di praticare una cosa che fa bene “a proprio rischio e pericolo”».

Ultimo aggiornamento

22 Aprile 2015, 13:16

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