Bologna, neonata muore di pertosse al Sant’Orsola (da Il Resto del Carlino del 30 marzo 2019)

Data:
31 Marzo 2019

Bologna, 30 marzo 2019 – Una neonata di appena 20 giorni è morta ieri pomeriggio a causa della pertosse. Era arrivata nel reparto di Rianimazione pediatrica del Sant’Orsola a Bologna, dove era arrivata poche ore prima dall’ospedale Maggiore di Parma. Il trasferimento è stato deciso dai medici a causa di un importante peggioramento delle condizioni della bambina che era stata ricoverata una settimana fa a Parma.

I genitori si erano rivolti ai medici di Parma a causa di un’infezione alle vie respiratorie che li aveva preoccupati. Vista l’età e le condizioni, la piccola paziente è stata presa in carico dagli specialisti neonatologi del reparto di Terapia intensiva neonatale di Parma che hanno riscontrato il germe della pertosse quale causa dell’infezione.

Nei giorni successivi al ricovero, la bimba non è migliorata, nonostante lo sforzo dei medici. Anzi, ieri mattina si è verificato un improvviso peggioramento delle sue condizioni e si è così deciso il trasferimento alla Rianimazione pediatrica del Policlinico di Sant’Orsola di Bologna. Nemmeno questo, però, è valso a salvarle la vita: la piccola è deceduta poco dopo l’arrivo. L’Azienda Usl di Parma ha avviato come di prassi un’indagine epidemiologica volta a stabilire la natura del contagio.

“La tragedia che ha colpito questa famiglia rende evidente l’importanza della vaccinazione”, spiegano i medici delle due Aziende sanitarie. “La pertosse è, infatti, estremamente pericolosa per i neonati. La vaccinazione universale è dunque fondamentale per limitare la circolazione del germe e proteggere i più piccoli che non hanno ancora raggiunto l’età per essere protetti attraverso la vaccinazione, possibile solo dal compimento del secondo mese di vita. Per ovviare a questa temporanea mancanza di protezione, è consigliata la somministrazione del vaccino alla madre nel terzo trimestre di gravidanza, come era effettivamente avvenuto in questo caso. La trasmissione al feto attraverso la placenta degli anticorpi da lei prodotti è, infatti, l’unica possibilità per provare a proteggere il bambino nelle prime settimane  di vita”.

“Variando il grado di immunizzazione in base a fattori individuali, non è possibile garantire una sicurezza al 100% finché la malattia non sarà eradicata – concludono i medici -, come è avvenuto con il vaiolo grazie alla vaccinazione. Anche questo deve indurre ad estendere il più possibile la vaccinazione, per proteggere i neonati e chi non risponde alla vaccinazione con un’immunizzazione sufficiente”.

Ultimo aggiornamento

31 Marzo 2019, 09:59

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